Mondo Inter

Stramaccioni: «Juventus-Inter 1-3? Ecco come scelsi il tridente!»

Stramaccioni, dopo aver parlato di Lautaro Martinez e Kovacic (vedi articolo), è ritornato su Juventus-Inter 1-3. Un breve resoconto su quella settimana.

LA CHIAVEAndrea Stramaccioni a Ultimo Uomo ricorda l’1-3 di Juventus-Inter: «Vittoria allo Stadium? La preparazione fu soprattutto mentale perché la Juventus era una squadra imbattibile, non solo per una questione di qualità di gioco ma per una mentalità. In porta c’era un certo Buffon, Pirlo davanti la difesa, il miglior Vidal, Marchisio e la BBC. Ti metteva sotto dal punto di vista mentale. La preparazione per la prima parte fu soprattutto mentale che tecnica, l’Inter aveva dei campioni che in queste partite, se guidati nella direzione dell’esaltazione, ti davano di più. Questa fu la chiave».

TRIDENTE − Poi Stramaccioni ricorda la decisione di mettere tre giocatori in attacco: «“Andiamo a Torino per giocare per vincere”. I vari Samuel, Zanetti, Cambiasso, Cassano, Milito, Palacio erano degli animali da competizione. Bisognava stimolarli. C’era il ballottaggio tra Palacio e Cassano, caso vuole però che contro la Sampdoria nella partita precedente giocano tutti e tre insieme e fanno bene. Quindi decido di schierarli insieme. Prima di partire per Torino facciamo rifinitura dentro il pallone, che era una struttura dentro Appiano Gentile. C’erano giornalisti anche arrampicati sugli alberi per vedere gli allenamenti. Chiamai il team manager Cordoba e gli dissi di non far entrare nessuno, piantonò la porta del pallone. Noi non facemmo assolutamente nulla, ci siamo allenati semplicemente e il tutto si decise a Torino. A Cassano, Palacio e Milito glielo dissi in stanza da soli, facendo uscire i miei collaboratori. Gli dissi: “Tutti vanno allo Stadium per limitarli, noi andremo lì per fare la nostra partita”. Per Milito e Cassano erano le parole che volevano sentirsi dire. Gli dissi “Tanto Pirlo non si marca, ma va limitato, a turno mi date una mano”. Nella ripresa, quando la Juventus salì di intensità, ci fu poi l’inserimento di Guarin a cui spiegai di passare al 3-4-1-2. Da una palla recuperata da Guarin, nacque poi l’1-2».

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