Intervistato in esclusiva dalla “Gazzetta dello Sport”, Dejan ‘Deki’ Stankovic, ex centrocampista dell’Inter di Mourinho con cui conquistò lo storico Triplete, ha parlato del mercato della squadra nerazzurra e dell’arrivo di Antonio Conte
PROFESSIONISTA SERIO – «Il mercato è lungo, possono esserci altre novità. Se dovessi pensare a un settore, direi il centrocampo. Ho sentito il nome di Matic, ma non so. Lì qualcosa accadrà oltre a Sensi e a Barella. C’è l’idea che si stia costruendo qualcosa di vincente. Il processo è iniziato con Spalletti, anche se ci sono stati troppi alti e bassi. Prendendo Conte, l’Inter ha reso chiaro il voler fare le cose sul serio. Il gap con la Juventus resta ampio, ma sarà importante accorciare e alzare il livello di competitività del campionato. Al vero interista non importa del suo passato, sono discorsi che si lasciano a chi vuol fare casino. Per lui parlano i risultati, ha fatto bene ovunque. E’ un professionista e lascerà il segno anche qui, perché so come lavora. Ne ho parlato con Ranocchia, con Antonio si lavora tanto, ma è così che funziona se si vuol vincere».
COSTRUIRE – «Per creare una squadra vincente bisogna costruire anno dopo anno. Serve aggiungere qualche pazzo alla volta. Godin lo avrei voluto qualche anno fa, ma va bene così: è affidabile, conosce il giusto approccio alle grandi partite. Se il tecnico vuole giocare con la difesa a tre, allora tra lui, Skriniar e de Vrij i problemi saranno tanti per gli avversari».
ATTACCO PESANTE – «Conosco Dzeko da anni, è un punto di riferimento in attacco. Certo, ha avuto i suoi periodi di crisi, ma prenderlo sarebbe un vantaggio. Lukaku non si discute, non è certo un anno negativo a Manchester a farmi cambiare opinione su di lui. L’Inter farà tante partite, ha bisogno di due centravanti che riempiano tanto l’area. Servono uomini gol. Penso a Esposito, che è il miglior amico di mio figlio, sono stato felicissimo per lui quando ha esordito in Europa. Ma l’Inter non può ritrovarsi in quelle condizioni».
SUL MERCATO – «Icardi non si discute come giocatore, ma sarebbe meglio cederlo all’estero per evitare di rinforzare le rivali in Italia. A Nainggolan dico che nel 2009, per due mesi ogni estate venivo parcheggiato un giorno sì e l’altro pure sul tremo di qualche mio ex allenatore. Dovevo andare via, ma poi sono rimasto e ho vinto tutto. Chissà…».
Fonte: La Gazzetta Dello Sport – Davide Stoppini
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