Sconcerti: “Inter, cosa sei? Meglio il Milan! Icardi ‘peperonata’. Spalletti…”
L’Inter sprofonda nel baratro perdendo contro il Bologna a San Siro: Mario Sconcerti, nella sua analisi sull’edizione odierna del “Corriere della Sera”, parla della crisi nerazzurra partendo da Luciano Spalletti e Mauro Icardi. Di seguito le riflessioni del giornalista
REBUS INTER – “Il Milan come squadra è anche meglio dell’Inter, Gattuso ha dato un gioco riconoscibile, non eccezionale ma consono agli uomini a disposizione. L’Inter non è mai chiaro cosa sia. Non entrano in area le mezzali e giustamente ne restano lontani gli esterni. Così manca densità nei 50 metri conclusivi. Credo si chieda troppo a qualunque trequartista interista, infatti ne sono falliti tanti negli ultimi tre anni (Borja Valero, Ljajic, Jovetic, in parte Rafinha, Joao Mario, Nainggolan, Guarin, Kondogbia, lo stesso Brozovic costretto ad arretrare). Tutti giocatori importanti, mai uno definitivo, anche con allenatori diversi. L’errore sta nello spazio da coprire, è sempre mancato uno che cominci il gioco e copra le spalle”.
PEPERONATA ICARDI – “Se in un centrocampo manca il regista, la mezzala d’attacco è già isolata in mezzo agli avversari e l’uomo che rimane (Vecino) ha più metri quadri da coprire che muscoli. Brozovic è un grande numero due, ma non l’uomo squadra di una grande squadra. Poi ci sono le ali, l’altro problema costante. Il loro compito non è stringersi nel gioco accanto agli altri, è saltare l’uomo e mettere il cross per il fatidico Icardi. In sostanza l’imbarazzo dell’Inter, di mezza Inter, è non riuscire ad adattarsi al proprio centravanti. Il quale è un grande giocatore, come la peperonata è un grande piatto, ma entrambi difficili da digerire. Se poi il centravanti segna la metà dei gol di un anno prima la difficoltà da tattica diventa tecnica, cioè reale. È un problema che sfiora anche il Milan di Piatek soprattutto ora che Suso sembra meno felice e Calhanoglu deve coprire gli spazi vuoti di Paquetà. La sintesi è che Spalletti è da tempo in balia di errori che sono della società: non c’è mai stata costruzione vera”.