Michela Persico, fidanzata di Daniele Rugani – difensore della Juventus e primo caso positivo al Coronavirus (Covid-19) in Serie A -, nel corso di un’intervista a TPI.it ha parlato dell’epidemia raccontando cosa è successo fino al giorno del tampone.
COSA È SUCCESSO – La fidanzata di Daniele Rugani, Michela Persico, racconta i giorni prima dell’esito del tampone: «Sto bene, per fortuna, solo molto stanca, per qualche giorno non ho sentito più odori e gusti. Ma sono stata fortunata nella sfortuna. Com’è iniziato tutto? Daniele era appena tornato a casa dall’allenamento. Si sentiva poco bene, qualche linea di febbre, nulla di più, ma per sicurezza decise di passare la notte alla Continassa, il centro tecnico della Juve. Per un senso di responsabilità, e infatti ha anche subito avvisato la squadra che avrebbe passato la notte lì, dove ogni giocatore ha una propria camera a disposizione tutto l’anno. Così è nato il sospetto. E nonostante la mattina seguente, al risveglio, stesse meglio, con il consenso comune della Società è stato deciso di eseguire un tampone per testare la positività di Daniele al COVID-19».
TAMPONE E PREOCCUPAZIONE – Michela Persico racconta la preoccupazione per quanto riguarda l’esito del tampone e l’attesa prima che torino a vivere insieme: «Daniele ha fatto il tampone domenica 8 marzo (giorno di Juventus-Inter, ndr), e il risultato è arrivato il 9. Io l’ho fatto il 16, una settimana fa. A quel punto, quando ho saputo di Daniele, che non vedo da lunedì 9, anche io non mi sentivo granché bene. Così hanno fatto il tampone anche a me. Sono venuti a farmelo a casa, il personale sanitario pubblico a cui si appoggia la Società. Come mai il 16 marzo? Per prassi è stato deciso di fare così, perché era più facile che la mia eventuale positività emergesse qualche giorno più tardi. Preoccupata per la gravidanza? Appena ho saputo di essere positiva, ero in ansia sopratutto per le domande a cui non avevo risposte. Ma sono tranquilla. Il 26 marzo compio pure gli anni.. avevo organizzato una festa con amici. Sì, assolutamente sì, se fosse possibile almeno, se riuscissimo ad avere più risposte saremmo più tranquilli. D’altro canto però credo che il tampone, specie nel caso degli asintomatici, come me e Daniele, sia un’angoscia esorbitante sapere se sei positivo o negativo».
Fonte: tpi.it – Giulio Gambino.
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