Rover: «Inter mi ha migliorato molto come calciatore e uomo! Ma dopo l’addio…»
Rover racconta la sua esperienza nerazzurra. L’ex attaccante dell’Inter, oggi in forza al Sudtirol in Serie C, intervistato dal collega Manderioli per la rubrica “Ex LGI” del sito La Giovane Italia, ricorda il triennio a Milano prima di fare il salto tra i professionisti
PRODOTTO DEL VIVAIO – Il protagonista di “Ex LGI” per La Giovane Italia è il classe ’99 Matteo Rover, vivaio nerazzurro: «Mi sono trasferito all’Inter nel 2015, quando avevo 16 anni. E in nerazzurro ho fatto un anno di Allievi e due di Primavera. Questi tre anni mi hanno migliorato molto come giocatore e come uomo. A livello tecnico sono stato ben plasmato e ho fatto grandi progressi. A Milano si creò un ottimo rapporto tra quasi tutti i miei componenti del gruppo e anche con gli staff lavoravamo nelle migliori condizioni. Non ho avuto compagni con i quali legai maggiormente rispetto ad altri. Anche se ancora oggi sento spesso Gabriele Zappa che, essendo arrivato a giocare in Serie A, mi dà spesso dei consigli. In generale, eravamo un bel gruppo unito e lo si è visto anche dai risultati ottenuti».
PRIME ESPERIENZE – Rover racconta ad Andrea Manderioli le difficoltà iniziali post-Inter: «Una volta uscito dalla Primavera ho vissuto subito un’esperienza che mi ha segnato in negativo. Andai a Vicenza e vi restai sei mesi non vedendo quasi mai il campo. Feci solamente una presenza giocando peraltro 15 minuti in campionato. In quell’occasione non mi sono trovato a mio agio e ho inevitabilmente incontrato qualche difficoltà. Fortunatamente, nei sei mesi successivi, a Pordenone, trovai più continuità e riuscimmo vincere il campionato. E a ottenere una storica promozione in Serie B. Questa fu per me un’esperienza positiva che mi ha permesso di credere di più in me stesso. Acquisii una forza che non avevo, anche a livello mentale. Forza che sto mettendo in campo da quando sono approdato qui al Sudtirol, un ambiente molto bello e accogliente. I compagni mi hanno dato una mano e fiducia fin da subito».
Fonte: La Giovane Italia – Andrea Manderioli