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Padoin: “Conte non fa carezze, Godin-Bastoni è la prova! Addio Juventus…”

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L’Inter di Conte continua a dar battaglia alla Juventus campione in carica. Simone Padoin parla del tecnico nerazzurro, che lo ha allenato sia all’Atalanta che alla Juventus, del suo impatto in nerazzurro e del suo modo di gestire il gruppo. Di seguito le sue dichiarazioni

IMPATTO – L’Inter di Antonio Conte ha ridato vita al campionato di Serie A, dominato sempre dalla Juventus nelle ultime stagioni. Simone Padoin parla del tecnico nerazzurro nonché suo ex allenatore: «In Serie A è tornata la qualità e dobbiamo essere fieri di questo. Le difficoltà di Antonio Conte all’Atalanta? Va detto che se si vanno a guardare i risultati, se non ricordo male, Conte rimase a Bergamo tredici partite e fece 13 punti. Quindi riuscì a dare una scossa a livello di risultati. Sicuramente bisogna considerare che prese una squadra in difficoltà, quando arrivò lui venivamo da quattro/cinque sconfitte consecutive. Lui ribaltò la squadra, ci fece lavorare tantissimo. Poi purtroppo si ebbero problemi nel gruppo che andarono avanti per tutta la stagione, che finì con una retrocessione. Penso però che già in quelle tredici partite si poteva intravedere quanto fosse bravo».

MANIACALE – Padoin spiega come mai Conte riesce a incidere così tanto: «Dove incide di più Conte? In generale sulla squadra. Per lui è fondamentale che le individualità si mettano a disposizione della squadra. Tutti si devono sentire partecipi e importanti. Da questo punto di vista è maniacale, così come è un grande trasportatore di emozioni. I suoi discorsi portano molta energia e in più è un tecnico fantastico nel preparare le partite, le analizza nel miglior modo possibile e poi riesce a far arrivare alla squadra tutti i messaggi migliori. Riesce a spiegare al meglio quello che va fatto durante le partite».

COLPO TREMENDO – Conte ai tempi della Juventus decise di andare via durante il ritiro estivo. Padoin racconta la reazione della squadra: «Se dopo due stagioni eravamo stremati alla Juventus? No, assolutamente. Noi addirittura quando c’era stata questa cosa del mister che doveva andar via ci siamo preoccupati, nel senso che non avevamo avute avvisaglie. Il mister ci comunicò che sarebbe andato via e fu tremendo. Ci disse chiaro e tondo che voleva andare via per delle visioni differenti, fu un colpo inaspettato.

SENZA TREGUAPer Padoin con Conte non basta semplicemente allenarsi bene: «Posso dire che raschia in fondo al barile nella maniera più assoluta, nel senso che vive il calcio in modo maniacale. Dedica anima e corpo, sette giorni su sette, per raggiungere i risultati che chiede la società e pretende questo anche dai giocatori. Con lui non basta allenarsi bene due tre ore al giorno durante l’allenamento, con lui tutta la vita deve essere finalizzata affinché la domenica la partita vada bene».

MERITOCRAZIA – Infine, un esempio concreto del credo dell’allenatore leccese: «Mister Conte battezza quei 20/22 giocatori e questi morirebbero per lui, come ha detto anche Nicolò Barella. Conte non è uno da tante carezze, che viene lì e ti chiede cosa hai fatto pomeriggio. Molti allenatori sono così perché vogliono gestire il gruppo, lui invece lo fa con la meritocrazia. E’ normale che anche lui abbia un undici ideale ma con le gerarchie possono sovvertirsi velocemente. La dimostrazione è Alessandro Bastoni, che ormai è titolare. Per lui Conte lascia in panchina uno come Diego Godin. Nessuno se lo sarebbe aspettato, ma chi conosce Conte sa che mette in campo l’undici che gli dà più garanzia e i giocatori fermamente convinti del suo credo».

Pubblicato da
Viviana Campiti

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