Moriero: «Ronaldo? Era un piacere servirlo! Ecco cosa ci disse in Russia»
L’Inter di Ronaldo e Gigi Simoni è rimasta nel cuore di tantissimi tifosi ma anche degli stessi protagonisti. È il caso di Moriero – intervenuto nel corso della diretta di “Sky Sport 24” – per parlare del Fenomeno e dei suoi ricordi. Di seguito le dichiarazioni dell’ex nerazzurro
ARRIVO – Francesco Moriero parla del suo arrivo all’Inter, ma soprattutto di Ronaldo: «Per me è stato tutto strano perché dovevo andare in Inghilterra, poi mi chiamò Galliani per andare al Milan e dopo dieci giorni mi ha chiamato Mazzola per dirmi se volevo andare all’Inter. La prima immagine è stata quella di Ronaldo, Simeone, Zamorano quindi l’effetto è stato strano, soprattutto quando ho visto la presentazione di Ronaldo dal vivo e lui era fantastico. Se io e Ronaldo ci sentiamo ancora? Tutta la squadra si sente, abbiamo una nostra chat personale dove ci sentiamo, scherziamo, parliamo delle partite di Serie A. E’ toppo bella perché dopo tanti anni siamo ancora uniti, siamo amici, forse in poche squadre succede questa cosa qui».
UNICO – Prosegue Moriero: «Come si è inserito Ronaldo? Io ti dico che il primo giorno di ritiro Simoni entrò nello spogliatoio e disse “ragazzi, voi qui siete tutti uguali tranne uno”. Che era il Fenomeno. Ronaldo era speciale in partita ma lo era soprattutto in allenamento perché vederlo la domenica era fantastico ma in allenamento era peggio. Noi lo abbiamo sempre sostenuto per farlo sentire partecipe della squadra, non c’era invidia, sapevo fosse il giocatore più forte del mondo. Noi giocavamo per lui. Faceva delle cose in campo che erano qualcosa di impossibile, non pensavo nella mia vita di poter vedere un giocatore del genere nella mia vita. C’era un grande gestore che era Simoni, che comunque faceva rotare tutti quanti, anche Ronaldo andava in panchina. Lui aveva 20 anni, era un ragazzo molto allegro. Io ricordo in Russia con il campo che era un pantano, noi facevamo fatica perché non eravamo tecnici ma lui entrò nello spogliatoio e ci disse “tranquilli ragazzi, oggi ci penso io».
GRUPPO – Moriero sottolinea come quell’Inter fosse molto unita: «La differenza nel calcio non la fa il singolo ma il gruppo, noi eravamo un gruppo. Quel gesto è rimasto un gesto di umiltà, pulire la scarpetta al giocatore più forte e che ha risolto la partita. Era un piacere servirlo perché c’era sintonia tra di noi, ci si divertiva tanto. Era un calcio diverso. La sera veniva a mangiare a casa mia, lo coccolavo un pochino, quindi era anche un po’ merito mio e di mia moglie se è stato bene a Milano. Lui faceva cose difficili contro difensori importanti, a quei tempi in Italia non era semplice fare gol, quindi doppio merito di Ronaldo».