Materazzi: “Inter-Barcellona 2010, ecco cosa disse Balotelli! Mourinho…”
Materazzi protagonista in diretta Instagram con lo chef stellato Davide Oldani. Dopo aver parlato di Conte (vedi articolo), l’ex difensore dell’Inter ha rivissuto il leggendario 2010 raccontando di Mourinho e Balotelli
BALOTELLI – Così Marco Materazzi su Mario Balotelli: «La scazzottata (dopo Inter-Barcellona, ndr)? Gliel’ho data, ma a Mario voglio bene io. Però se l’è meritata. Al di là di quello che poi è successo, però siamo tornati a essere più che amici. Come fratelli. In quella circostanza lui fece una cosa che non doveva fare, non giocò bene. Il discorso della maglietta per me è passato in secondo piano, ognuno fa quello che crede e si assume le proprie responsabilità. Io ricordo che eravamo sul pullman, siccome lui si aspettava di giocare, e sentii da dietro il pullman che diceva che se fosse entrato non avrebbe giocato bene. Io gli dissi: “Mario guarda che se tu entri e non giochi bene io poi ti devo picchiare”. E così ho dovuto fare. Lui entrò, il mister lo mise non perché non credeva nelle sue qualità ma per fare il quarto gol al Barcellona, perché sapevamo che andavamo nella tana del lupo e ci potevano fare un culo così. Lui fece un grandissimo tiro, poteva andare a fare un contropiede e tirò da fuori. Lì perse la testa. La gente si incazzò. C’era Diego Milito in panchina accanto a me che lo voleva ammazzare. Noi credevamo fortemente in Mario».
MOURINHO – Materazzi poi parla di José Mourinho: «Ci sono allenatori che possono allenare i campioni e non è semplice. Mourinho è uno che deve allenare i campioni, è inarrivabile nel creare quell’atmosfera dentro una squadra e quell’empatia. Al primo allenamento arrivò lui e non parlava nessuno, silenzio e mutismo proprio. Lui disse: “Ragazzi guardate che potete anche parlare”. Capì subito che c’era quel timore. Lui non era un maresciallo, era un nostro compagno che doveva dare delle regole. Scattò subito quell’empatia che ci dev’essere in una squadra tra allenatore e giocatori. Poi la qualità che c’era in campo non si poteva discutere. Lui è un paraculo, se vede che molli un attimino ti manda il messaggino dicendo che domenica giochi. Questo magari poteva succedere con me che non giocavo tantissimo. Ti fa subito riattaccare la spina, come lo faceva con me lo faceva con tutti. Questa penso sia una delle sue più grandi qualità».