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Gosens: «All’inizio vicino a Calhanoglu e altri due! Ho scelto l’8 perché…»

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Robin Gosens è stato il protagonista del Q&A dell’Inter. Il giocatore nerazzurro ha risposto alle domande dei fans su Instagram, affrontando diversi temi riguardo il mondo del calcio

 I COMPAGNI E IL NUMERO DI MAGLIA – Ecco le parole di Robin Gosens riguardo all’arrivo all’Inter e ad alcuni dei suoi compagni. Interessante poi la scelta del numero di maglia: «Quando sono arrivato all’Inter ho legato molto con Calhanoglu perché parliamo la stessa lingua. All’inizio ti leghi sempre a chi parla la stessa lingua. Oltre a lui, ho legato anche con Dumfries e De Vrij. Credo che Denzel sia anche il più simpatico in squadra perché non ride mai, ma anche Barella e Dimarco fanno tanto casino e rido spesso. Perché il numero 8? è il numero che ho sempre avuto in Olanda e con l’Atalanta. è stato il numero più importante nel contesto del calcio».

MOMENTI EMOZIONANTI – L’ex giocatore dell’Atalanta confessa i momenti più emozionanti vissuti in nerazzurro: «La partita più emozionante è stato il derby di Coppa Italia, perché rientravo da un infortunio e dopo pochi minuti dal mio ingresso Brozovic mi ha messo una grande palla, ho segnato e lo stadio è esploso. Anche se devo dire che segnare al Camp Nou è stato molto emozionante».

GLI INIZI, GLI IDOLI E I PIÙ FORTI – Gosens si concentra poi sugli inizi della sua carriera, sui suoi idoli e sugli avversari più forti con cui abbia mai giocato: «Ho cominciato tardissimo a giocare a calcio, verso i 7 e gli 8 anni. Prima il pallone non mi piaceva tanto, ma sono contento di aver cambiato idea. Il mio idolo? Quando sono cresciuto come calciatore è sempre stato David Alaba. Ho sempre ammirato il fatto che giocasse sempre al massimo in diversi ruoli. In questo momento anche Joshua Kimmich, che è mio compagno in Nazionale. La sua mentalità e la sua disciplina sono da emulare. Secondo me i giocatori più forti con cui abbia giocato sono Josip Ilicic e il Papu Gomez. Quando sono arrivato all’Atalanta mi sono reso conto di quanto fossero fortissimi».

 

Pubblicato da
Alberto Gallo

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