Gazidis: «La Superlega è morta. Suning in difficoltà? Sono ottimista»
Ivan Gazidis, amministratore delegato del Milan, ha concesso una lunga intervista al “Corriere dello Sport”. Nell’articolo, a firma del direttore Ivan Zazzaroni, il dirigente rossonero ha toccato vari temi: la Superlega, il futuro del calcio italiano e il dialogo con l’Inter e il Comune di Milano per il nuovo stadio
NAUFRAGIO – Inter e Milan tornano a monopolizzare lo spazio mediatico del fine settimana: dopo l’anticipazione dell’intervista a Steven Zhang (QUI per le sue dichiarazioni), anche Ivan Gazidis, AD del Milan, sì è fatto intervistare dal “Corriere dello Sport”. Tra i temi principali, ovviamente, la Superlega: «La Superlega, per come era stata concepita, è morta. Tuttavia, i problemi che hanno portato a quel progetto rimangono inalterati. Tutti nel calcio, in particolar modo coloro incaricati di regolamentarlo, devono riflettere seriamente sulle origini dei mali e su cosa si può fare, insieme, per ottenere un calcio migliore e sostenibile. Mi preoccupo quando si parla di vincitori e vinti, Non vedo vincitori. Mi auguro che non ci sia alcuna “rottura”. Un processo si terrà alla Corte Europea di Giustizia, non sono un avvocato competente, ma il dialogo è sempre la soluzione più valida. Gianni Infantino ha detto qualcosa al riguardo, non mi faccia aggiungere altro. La gente parla di avidità. Il nostro club ha perso 200 milioni l’anno scorso. È forse da avidi provare a inseguire lo zero, il punto di pareggio? È da avidi affermare che saremmo felici se lo raggiungessimo? Perdere 200 milioni significa che qualcosa si è rotto. Non siamo un unicum, riguarda tutti».
ORIZZONTE – Sul progetto nuovo stadio per Inter e Milan (e nuovo San Siro), Gazidis si è espresso così: «Se riusciremo a costruire il nostro stadio qui a Milano, rendendolo uno dei migliori al mondo, il più bello in assoluto, potremo dare inizio a qualcosa di importante anche per l’Italia. Suning si sta defilando? Resto ottimista. Non solo per il Milan, ma per il calcio italiano in generale. La Juventus con il suo stadio è stata dominante. Con una concorrenza più ampia e finanziariamente solida, il livello complessivo salirà. L’altra cosa che il calcio italiano deve fare è pensarsi al futuro e al di fuori dei propri confini mentali e culturali. Quando l’Inghilterra smise di guardare soltanto in casa, rinunciando alla storica autoreferenzialità, spiccò il salto decisivo».
Fonte: Corriere dello Sport – Ivan Zazzaroni
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