Ekdal: “Coronavirus, ripresa? Mi è difficile pensare al pallone, pericoloso…”
Albin Ekdal, tra i quindici giocatori risultati positivi al Coronavirus (Covid-19) parla del suo stile di vita da quando è iniziato il lockdown e dice la sua riguardo la possibile ripresa dei campionati.
LOCKDOWN – Albin Ekdal, centrocampista della Sampdoria, racconta la sua vita durante il lockdown: «La prima settimana è passata bene, poi è diventato triste, non possiamo andare in giro, a me piace scendere sotto casa, parlare con le persone. Qui a Genova non ho neppure la mia compagna e mia figlia, un anno e mezzo di felicità. All’inizio per lei era divertente vedere papà su Facetime, ora il giochino non funziona più. Con i compagni ci siamo scritti tanto sulla chat, lo facciamo ancora, ma è normale che la frequenza sia diminuita. Anche con i miei genitori, in quarantena in Svezia, i contatti sono calati».
STILE DI VITA – Ekdal continua parlando delle differenze tra Italia e Svezia: «La vita non è assolutamente come prima (dell’emergenza Coronavirus, ndr). Come qui si evita di incontrare i genitori che hanno più di 65-70 anni. La maggior parte della gente ha cambiato la vita, come in Italia: in Svezia non è un lockdown forzato dal governo, ma tutti capiscono che si deve contribuire per migliorare la situazione. Non voglio parlare di scelte giuste o sbagliate. Il dramma è uguale per tutti».
RIPRESA – Ekdal conclude dicendo la sua riguardo la possibile ripresa del calcio: «Ripartenza del calcio? Da sei settimane mi è difficile pensare al pallone. Se dovessimo ripartire a maggio saranno passate oltre sette settimane senza allenamenti, nè pallone. In estate si fanno 2-3 settimane di ritiro, poi amichevoli prima del via. E la vacanza di un atleta è attiva. Riprendere troppo presto può essere pericoloso anche per gli infortuni».