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Dimarco spiega: «Ecco come batto le punizioni! Il primo gol con l’Inter…»

Dimarco si racconta dopo il suo primo gol in maglia nerazzurra, focalizzandosi sul suo ritorno a Milano. Il jolly mancino dell’Inter è il protagonista dell’ultima puntata di “My Skills”, format realizzato da DAZN con la collaborazione di Cronache di Spogliatoio. Di seguito la prima parte della sua lunga intervista

IL PRIMO GOL – I complimenti dell’ex compagno di squadra Borja Valero sulla qualità nella battuta dei calci di punizione fanno felice Federico Dimarco, che ricorda: «Molto spesso mi fermo, ma non solo da quest’anno o da quando c’era Borja Valero qua all’Inter. Ma anche da molto tempo prima. Quando ero a Empoli mi fermavo sempre a fine allenamento: calciavo dieci punizioni, volevo sempre migliorare! E anche adesso voglio migliorare». Così Dimarco racconta il suo primo gol contro la Sampdoria: «Quel gol ha significato tanto, dopo i tanti sacrifici fatti da quando ero piccolo. Ho rinunciato a tante cose. Quando è arrivato il gol è stata davvero un’emozione incredibile. Ero quasi dentro l’area, potevo tirare solo lì. Se la tiravo più bassa, il portiere me la parava. Quindi meno male che l’ho tirata lì, ché ho fatto gol (sorride, ndr). Se la barriera è troppo attaccata come a Genova, la calcio sul palo del portiere. Se è cinque metri più indietro, la calcio sempre sopra. Non calcio quasi mai sul palo del portiere».

Dimarco, l’Inter e le punizioni: storia di una vita

IL MAESTRO – Dimarco spiega passo dopo passo il suo approccio al tiro da fermo: «La mia posizione preferita è il centro-destra, questa è la mia zolla. Sempre tre passi di rincorsa. Quando vado sulla palla, cerco sempre di rimanere basso con il corpo per dare la frustata forte e farla scendere. Io il portiere sinceramente non lo guardo neanche. Guardo sempre la palla e dove la voglio calciare. Non guardo la valvola come dice Andrea Pirlo (sorride, ndr). Magari la metto in un modo e poi faccio i passi sempre uguali. Perché si allenano anche quelli. L’anno scorso sono stato uno dei difensori che ha creato più occasioni da gol? Detta così mi fa effetto. Era anche il modulo che mi portava a creare tante occasioni, sia da terzo sia da quinto».

IL DNA NERAZZURRO – Inoltre, Dimarco ribadisce il suo attaccamento sia all’ambiente sia soprattutto alla maglia che indossa: «Mi sento molto coccolato dagli interisti, sinceramente. Anche quando l’anno scorso ero a Verona, mi scrivevano molti tifosi interisti che volevano che tornassi. E questo mi fa molto piacere. Mi sento molto attaccato alla città di Milano. Sono cresciuto qua, sono sempre stato a Milano, a parte quando sono andato a giocare. La mia famiglia è qua. Quindi sono veramente felice di essere tornato a casa definitivamente. Io sono interista da quando sono nato, andavo in curva. Per me è veramente un onore giocare per questa maglia. Ho fatto parecchie volte il raccattapalle a San Siro. Il ricordo più bello? Sicuramente il derby, quando abbiamo vinto 4-2 che ha segnato Maicon da fuori area (6 maggio 2012, ndr)».

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