Cambiasso: “Inter del 2010, tutti sapevano cosa fare. Milito e Moratti…”
Anche Cambiasso, oltre a Milito (vedi articolo) e a Massimo Moratti (vedi articolo), era ospite di “Sky Sport 24” in collegamento. L’ex centrocampista dell’Inter ha parlato
AUTOMOTIVAZIONE – Così Esteban Cambiasso: «Non ce ne sono di allenatori in campo, ognuno sapeva benissimo cosa fare. La gente pensa che il giocatore debba per forza essere caricato, ma non dobbiamo dimenticare l’automotivazione. L’allenatore più che caricare, a volte deve fermare. Avevamo una voglia di fare pazzesca, abbiamo superato tanti gradini per arrivare in fondo. La nostra consapevolezza era che eravamo pronti, se in più hai un attaccante come Milito che in finale si sveglia e fa una doppietta…».
CAMBIAMENTO – Esteban Cambiasso ha anche parlato dei “segreti” dell’Inter del 2010: «Vorrei raccontarvi che Diego (Milito, ndr) quando giocava al Genoa è venuto parecchie volte a vedere le nostre partite in Champions League a San Siro, quindi quel sapore lui lo conosceva già. Per fortuna quando è arrivato a giocare con noi è stato lui a farci assaporare cose che noi non eravamo mai riusciti ad assaporare prima. Non si può individuare una sola forza di quella squadra, perché con una sola forza non arrivi da nessuna parte. Una squadra deve riuscire a cambiare pelle e mettersi il vestito che serve. Ci sono momenti in cui questa squadra nella storia verrà ricordata come una squadra che difendeva bene, ma in quegli anni siamo riusciti a segnare a più di un gol di scarto a squadre fortissime, tra cui il Barcellona, i due derby di cui uno con un giocatore in meno. Sapevamo sì difendere, ma anche attaccare anche grazie all’intelligenza degli attaccanti, non solo Diego ma anche Samu (Eto’o), Goran (Pandev) quando si è aggiunto e Wesley (Sneijder). Giocatori che sapevano soffrire quando bisognava soffrire e fare la differenza quando bisognava fare la differenza».
SOGNO – Cambiasso ha anche aggiunto tutta l’importanza di Massimo Moratti nella costruzione di quella squadra: «Inseguire un sogno con passione ti porta vicino a raggiungerlo o, a volte come questa, ad arrivarci. Il sogno del Presidente, che è diventato il sogno di tutti, è arrivato grazie alla sua volontà. Ha cercato sempre di migliorare la squadra, la società e ognuno di noi. Da “padre” ha mostrato che anche con i buoni modi si può dare l’esempio. Come ha detto Diego, la felicità di averlo reso felice ce la porteremo sempre nel cuore, sia per lui sia per la sua famiglia. Lui si è sempre esposto, ma sappiamo benissimo anche l’amore della sua famiglia in questa società. Tante volte nel cadere nei luoghi comuni, si pensa che una persona di un cuore buonissimo come il Presidente non si sia mai arrabbiato e non abbia mai detto cose che non ti aspetti. Non vorrei cadere nell’ingiustizia di non riconoscere anche quei momenti. Così come abbiamo parlato del mister, anche il Presidente ha capito sempre i momenti della squadra e dei giocatori».