Branca, sul Corriere dello Sport, dopo aver parlato della sua vita oggi dopo l’Inter e dei suoi meriti nel 2010 (vedi prima parte), parla nello specifico del rapporto con José Mourinho, di quello che è stato il suo lavoro all’Inter e in particolare della sua esperienza nella Roma.
MOU VS INTER – Branca parla dell’unicità del tecnico portoghese, della scelta di venire a Roma e della sfida, oggi, contro la sua ex Inter: «Mourinho è unico per la sua velocità di pensiero applicata a una grande qualità. Dalle sette del mattino s’informa su ogni cosa, sul mondo. Arriva all’allenamento preparato al massimo con tutto quello che può servire alla sua squadra. Ci siamo sentiti quest’estate. Mi sono congratulato. Mi piaceva moltissimo la scelta che aveva fatto di venire alla Roma. Roma non è facile, lo sanno tutti. Ma, nessuna città ti fa vivere emozioni così forti. José si nutre delle emozioni che gli arrivano dagli altri. Con lui c’è una società con idee e obiettivi chiari. Diventare competitivi. Vincere è un’altra cosa. Contro l’Inter? Non cambierà nulla, lui vuole solo vincere. Non c’è una partita in cui Mou non voglia spasmodicamente la vittoria. Se stravince, è ancora più contento».
ALL’INTER – Branca racconta un aneddoto legato a Mourinho all’Inter, e la conquista del triplete: «L’intervallo più movimentato all’Inter? Quello di Kiev contro la Dinamo di Shevchenko. Vincemmo in inferiorità numerica con un gol di Sneijder a due minuti dalla fine. All’intervallo stavamo perdendo. Mou partì con toni pacati, alzandoli via via. C’era questo lettino di acciaio puro, una settantina di chili. Finita la sua arringa, José lo ribaltò, urlando cose irripetibili alla squadra. Funzionò. Quello del Camp Nou fu paradossalmente tra i più tranquilli. La chiave della partita era chiara: dovevamo soffrire ed essere bravi dal punto di vista tattico. Altri intervalli furono decisamente più movimentati. Eto’o a tutta fascia? Decisero a gennaio con Mourinho di farlo. Il fatto rilevante del triplete fu di aver vinto con sei titolari nuovi rispetto all’anno prima. Una cosa che esula dalle regole del calcio. Prima si era costruita la mentalità, poi vennero gli inserimenti giusti».
L’ADDIO – Branca conclude parlando dell’addio di Mourinho all’Inter, per molti si trattò di cinismo esagerato: «L’addio all’Inter dopo la notte più importante? Sentiva che non sarebbe stato emotivamente preparato a un distacco dopo essere stato coinvolto in tutte le celebrazioni del triplete. Sarebbe stato molto più difficile. Ma va bene così. Resta l’impresa enorme costruita insieme, sportivamente ed emotivamente».
Fonte: Corriere dello Sport – Giancarlo Dotto
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