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Borghi: “Inter-Juventus, una bella botta! Mancati due giocatori più uno”

Parlando di Inter-Juventus tramite il suo canale YouTube, il telecronista di “DAZN” Stefano Borghi invita i nerazzurri a non demordere nonostante la prima sconfitta in campionato. A suo avviso, sul risultato finale hanno pesato negativamente le prestazioni di tre interisti in particolare.

UNA SCONFITTA PESANTEInter-Juventus è stata una bella gara secondo Stefano Borghi, che però ha visto l’Inter di Antonio Conte rimediare la prima sconfitta in campionato. Una gara che i nerazzurri – a partire dall’allenatore – non avrebbero voluto perdere in alcun modo: «È un’Inter che si è presa una bella botta. Perché ci stanno le parole di Conte, ci sta il percorso di crescita, ci sta il fatto che siamo solo all’inizio, che c’è molto tempo per recuperare, ci sono tutti gli alibi del caso. Però questa era una partita che l’Inter, in tutte le sue componenti, voleva tanto: un pareggio pareggiando, riprendendo il match appena dopo essere andato sotto in casa, sarebbe stato una mezza vittoria. La sconfitta invece è un colpo veramente pesante. Conte che ha detto: “Fin qui l’ho dovuta sempre portare a 200 all’ora, non ho mai potuto mettere una velocità di crociera, una velocità di gestione”. È così che lui interpreta le sue squadre, e avrebbe voluto tornare immediatamente in campo anche per cancellare queste sensazioni, per riprendere a fare punti».

MANCATE TRE RISORSE – Sebbene l’Inter abbia una rosa che – per qualità e quantità – non può ancora lottare alla pari con la Juventus, a mancare di più sono stati tre giocatori secondo Borghi. In primis Stefano Sensi, costretto ad uscire per infortunio già nel primo tempo (a breve si scoprirà l’entità dell’infortunio): «Chi è mancato all’Inter nella partita di ieri sera? Tre figure su tutte. Sensi si è fatto male nel corso del primo tempo, e Sensi in questo momento è la luce del centrocampo, di conseguenza è la luce della squadra: questo dà pieno merito al valore del giocatore, all’intelligenza della società che è andata a prenderlo, soprattutto al lavoro dell’allenatore. Il giocatore è stato bravissimo a farsi trovare immediatamente pronto, a credere alla possibilità di fare immediatamente questo salto; e poi l’allenatore lo ha lavorato e ha ottenuto riscontri fin da subito. Il problema è però che Sensi adesso non ci deve più dimostrare di essere un giocatore da questo tipo di squadra, lo ha già fatto, ci deve dimostrare di poterlo essere sulla continuità di una stagione».

NUMERO DUE – Il secondo giocatore ad essere “mancato” è proprio il numero 2, Diego Godin: «Un altro problema è rappresentato da Diego Godin, è uscito ed è entrato al suo posto Alessandro Bastoni, in un cambio che è dovuto chiaramente a un problema fisico del difensore uruguagio. Godin non ha ancora dato quelle cose che ci si aspetterebbe da un leader, da un caudillo, da un giocatore del suo curriculum. Godin è messo in un sistema completamente nuovo, perché fare il centrale di destra in una difesa a tre, in cui il centrale è spesso chiamato anche a fare delle corse, a uscire a fare dei movimenti, è qualcosa che gli cambia i suoi riferimenti storici. Perché Godin è un difensore centrale, è uno sceriffo d’area di rigore, uno abituato a mettersi in trincea e a fare la guerra corpo a corpo, in quello rimane imbattibile; se deve fare questo tipo di movimenti, allora la situazione cambia».

TRA LUKAKU E LAUTARO… – È poi mancato il centravanti secondo Borghi. Prestazione sottotono di Romelu Lukaku, fortunatamente compensata da quella di Lautaro Martinez, autore del rigore del momentaneo 1-1: «La terza risorsa che è mancata è Romelu Lukaku. Io sono sicurissimo del fatto che sia una questione di condizione: Lukaku non ha fatto la preparazione, e Lukaku è un giocatore estremamente corpulento, estremamente muscolare, di conseguenza ha bisogno anche un po’ di adattamento al calcio italiano. Non vorrei che questi discorsi che stanno nascendo attorno a Lukaku possano mettergli della tensione, creargli delle difficoltà, perché Lukaku è un top player dell’Inter, Lukaku è un attaccante che farà benissimo in questa stagione, si tratta solo di aspettare un attimo. Nel frattempo Lautaro Martinez c’è, e Lautaro Martinez in partita grande c’è sempre: gol a Barcellona (il suo primo in Champions League, ndr), gol alla Juventus. Perché? Perché è un grande attaccante ma, per diventare veramente il grande attaccante, Lautaro deve esserci sempre, deve esserci anche nella partita magari meno grande, meno glamour: deve essere quello che trascina con regolarità. È chiaro, ha 22 anni, deve ancora colmare dei margini di miglioramento, però intanto Lautaro c’è».

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