Biasin: “Inter, Icardi vuole restare! All’asilo la questione sarebbe già risolta”
Fabrizio Biasin sulle pagine di “Libero” si occupa del caso Icardi. Fare la pace sarebbe la scelta migliore per lui e per l’Inter. All’asilo sarebbe già successo.
PREMESSE – Premessa: leggete queste poche righe senza preconcetti e diteci se hanno senso oppure no. La differenza tra Mauro Icardi e gli altri protagonisti del mondo pallonaro è che lui nel bene o nel male non rispetta gli standard del calciatore. Capiamoci, non è “meglio” o “peggio”, è solo diverso: non beve, non fuma, forse non è mai entrato in una discoteca, ha due figlie, ne cresce altri tre, passa più tempo coi cani che con gli amici, va a pesca, parla pochissimo, è innamorato, testardo e al guadagno facile (se inseguisse quello sarebbe già altrove) antepone la serenità e la possibilità di mettere radici. Insomma, è un 26enne abitudinario e un filo noioso. Queste premesse sembrano inutili e invece sono tutto perché spiegano il suo atteggiamento attuale, ossia quello dell’esodato nerazzurro che invece di mandare tutti a quel paese e piazzarsi dove lo vogliono preferisce insistere e vincere una battaglia che è già persa.
VOLONTA’ FISSA – Da settimane leggete di Icardi escluso dall’Inter che apre alla Juventus, al Napoli, alla Roma e vi sembrerà impossibile che noi insistiamo: si tratta di chiacchiere. Mauro Icardi ad oggi stuzzicato a proposito del suo futuro, ribadisce con fermezza di voler rimanere all’Inter. La sua posizione non è cambiata da maggio. Ora, la situazione tra club e giocatore è chiaramente grottesca, inedita, assolutamente senza senso e non tanto per come è nata e si è sviluppata, ma per come non è ancora stata risolta. Qui non ci interessa entrare nei dettagli del caso, delle opinioni parziali e personali, delle cause che hanno portato al declassamento: le colpe saranno tutte del giocatore o magari solo in parte, non è questo il punto.
MEGLIO L’ASILO – Il problema è che oggi, a sei mesi dal tweet in cui la società tolse la fascia e a meno di un mese dall’inizio del campionato, l’Inter (ovvero il bene ultimo) ha un solo vero attaccante spendibile, alcune difficoltà a reperirne altri “di livello” sul mercato e un bomber da 124 reti che vorrebbe rientrare in gruppo e invece è costretto a grattarsi la pera. Questa situazione in un contesto maturo e formativo che tutti noi abbiamo frequentato, l’asilo, verrebbe affrontato in questa maniera: “Ok, abbiamo litigato, ora facciamo Flick-Flock e torniamo a giocare tutti insieme che è una figata”. In ambiti meno maturi come quelli calcistici si preferisce tenere il punto, farne una masochistica questione di principio, si opta detto terra-terra sull’auto-mazzata sui coglioni. Nel consesso maturo e formativo – sempre l’asilo – oggi Icardi e l’Inter farebbero pace e il club investirebbe 60 milioni per prendere un altro attaccante (Dzeko) e magari un esterno a sinistra. E’ vero, bisognerebbe dire al mondo intero “abbiamo cambiato idea”, ma basterebbe poco: una conferenza ben architettata, due parole dette nel modo giusto da un abile dirigente come Marotta, le scuse del ragazzo per alcune prese di posizione certamente eccessive, una paraculata qualunque. In un attimo Conte avrebbe un attaccante che ammira (sì, lo ammira) che a sua volta sarebbe disposto a tutto pur di recuperare il tempo perso.
RISOLVERE E TORNARE – Icardi ha problemi con tre componenti della rosa (di questo si tratta)? Si risolvono, per il bene dell’Inter. La moglie/agente è ingombrante? Si parla pure con lei e si risolve quella cosa lì. Si fa in quanto “male minore”, si fa per l’Inter. Ogni altra soluzione sarebbe una tafazzata figlia diuna stupida, paradossale, insensata lite di febbraio tra ex tecnico e giocatore, che poteva risolversi con una tirata d’orecchie e si è trasformata in un bagno di sangue psicologico (sì, ci siamo rotti le balle) oltre che economico. Ha davvero senso andare avanti all’auto-massacro? All’asilo sarebbero già tutti sui tricicli a divertirsi come matti.