Brehme è scomparso martedì, con l’Inter che l’ha omaggiato prima e dopo la partita contro l’Atlético Madrid. In memoria del grande campione tedesco si è espresso Biasin a Microfono Aperto su Radio Sportiva.
DEFINISCE IL RUOLO – Fabrizio Biasin traccia un suo profilo di Andreas Brehme: «Quando c’è stata l’Inter dei Record io avevo dieci anni, il ricordo è leggero ma c’è. Forse è il mio primo ricordo di una squadra super-vincente, che aveva nei tedeschi il suo punto di forza e in Brehme un giocatore raro. Il terzino sinistro, per definizione, fino agli anni Ottanta era definito il più scarso della squadra. Invece Giovanni Trapattoni, con una grande intuizione, sceglie di spostare Brehme in quella zona di campo. Lo trasformò in un giocatore straordinario, che tecnicamente dà una grande mano alla fase offensiva e passa alla storia per essere uno di quelli che – più di tutti – ha impattato sulla squadra. Il resto l’ha fatto il fuori campo: quello che mi ha stupito di più questi giorni è l’idea che per tutti fosse una grande persona. Questo deve far pensare: la cosa importante è come si è fuori dal campo, ti permette di restare a lungo nella testa di tutti».
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