Bergomi – ex difensore nonché capitano dell’Inter -, intervenuto a “Stadio Aperto” sulle frequenze di TMW Radio, ricorda l’ex tecnico Simoni, scomparso oggi. Tanti i paragoni e le differenze, dal Triplete di Mourinho all’attuale rosa di Conte. In attesa della ripresa della Serie A, possibilmente senza play-off e play-out
GIGI SPECIALE – Il primo ricordo di Beppe Bergomi non può che essere per Gigi Simoni: «Lo porterò sempre nel cuore, perché Gigi è speciale. La prima volta che mi ha parlato, io andavo per i 35 anni. Mi ha detto che eravamo tutti uguali e che avrebbe giocato chi meritava. Mi ha dato fiducia, portandomi a vincere una Coppa UEFA, a raggiungere il secondo posto in Serie A e il mio quarto Mondiale. Ce l’ho nel cuore, perché era un bell’esempio. Questo suo lato duro di cui mi raccontavano non l’ho mai visto. Simoni era pacato anche nel parlare con i ragazzi e gestire l’allenamento. Forse perché eravamo un bel gruppo e poteva intervenire poco sia sui comportamenti sia sui risultati. Ha saputo gestire dei grandi campioni, e davanti aveva un Ronaldo che era paragonabile a stelle come Diego Maradona ieri e Lionel Messi oggi. José Mourinho racconta che c’è ancora la chat con tutta la sua Inter dentro, ora appena abbiamo saputo di Gigi ci siamo mossi tutti. Questa è la storia dell’Inter, il carattere di riuscire a rialzarsi dopo tonfi incredibili. L’Inter di Simoni, che ha vinto molto meno di quella di Mourinho, è rimasta nel cuore. Forse anche grazie a quella non-vittoria del campionato. E forse perché c’era Ronaldo».
PROGETTO CONTE – Prima di parlare dell’Inter di oggi, a Bergomi viene chiesta una fotografia del 22 maggio 2010: «Scontata! Ci sono quelle annate in cui capisci che le cose si incastrano e vai. Era una squadra di campioni, molto matura, che doveva centrare l’obiettivo in quella stagione e l’ha fatto. Antonio Conte i cori se li prende già dai tifosi. Dalla Curva Nord. E questo già è importante. Nel cuore ci si entra con le vittorie o i comportamenti, e da questo punto di vista ha dato gioco, animo e identità a una squadra inferiore rispetto a quella del Triplete con Mourinho o a quella della Coppa UEFA con Simoni. Lì c’era materiale. Questa invece è in crescita, ma deve ancora migliorare. Da capire cosa farà nel prossimo campionato, oltre a come finirà questo».
CAMPIONATO (A)NORMALE – Si passa poi alla ripresa della Serie A, Bergomi non è a favore di nuovi format: «A parte che non si può iniziare con un regolamento e finire con un altro. Io alleno nei settori giovanili e i play-off, quando hai più di 8 punti di svantaggio, non li fai. Non è corretto pensare che la Juventus debba giocarsi lo Scudetto con chi sta 30 punti dietro. Al massimo posso pensare alle prime tre. Perché Juventus e Lazio sono lì, mentre l’Inter se vince il recupero è a -6. Io sarei per ripartire e provare a concludere il campionato nella maniera giusta, rispettando tutti i parametri. Davanti abbiamo un esempio come la Germania. Ci sono versioni contrastanti, se ho capito bene non tutte le squadre volevano ripartire. C’era chi voleva smettere e chi invece era pronto. Per motivi di classifica, se c’è la possibilità è giusto finirlo, e lo dico con difficoltà perché sono stato positivo al Covid-19, anche se non sono stato troppo male. Chi ha avuto situazioni particolari ha una sensibilità diversa e non si tiene di conto tante volte della sensibilità dei giocatori. Qualche rischio dobbiamo prendercelo, per questo sono per provare a finire il campionato».
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