Beppe Bergomi ha parlato del derby di Milano in un editoriale scritto per La Gazzetta dello Sport sottolineando che i nerazzurri debbano ricaricare subito le batterie e ritrovare il loro senso di appartenenza.
ZANETTI – «Il derby è vicino, ma nonostante ci sia poco tempo è ancora possibile per l’Inter invertire la rotta. La cosa più importante è che tutti quanti, ragazzi e ambiente, ritrovino il senso di appartenenza, l’attaccamento alla maglia, il saper giocare con il cuore. E chi meglio del vicepresidente Zanetti può trasmettere tutto ciò? Uno che è stato la storia dell’Inter, una bandiera, può di certo fare questo lavoro. È sicuramente la cosa principale per affrontare una partita già delicata in sé, figuriamoci se poi può valere un posto in Champions League. Zanetti ce l’abbiamo lì. E allora sfruttiamolo: le sue competenze, il suo modo di fare, quello che ha saputo dare al club… Ecco, lui deve essere l’esempio positivo a cui la squadra di oggi deve guardare. Lui deve far capire cosa vuol dire giocare un derby. Lui, che ne ha disputati e vinti tanti. Nello spogliatoio, in questo momento l’emanazione di Zanetti è Ranocchia. Il difensore possiede il carisma amato dalla gente. Lui che ha anche sofferto tanto per la maglia nerazzurra, più di altri ora è in grado di far capire cosa significa indossarla con onore e con spirito di gruppo. Questo aspetto, di solito, fa la differenza in un derby».
TIFOSI – «Se non si avverte il sostegno del pubblico, allora è facile che tutta la squadra vada ancora più in apnea. C’è bisogno del pubblico perché in questi momenti, in cui si è in deficit di fiducia, si tende a commettere più errori di quelli che si farebbero in una condizione psicofisica media, se non ottimale. Ecco che qui entrano in gioco i tifosi, quel valore aggiunto utilissimo a cancellare subito le piccole imprecisioni e, perché no anche le cantonate. Il magnifico popolo dell’Inter ha tanto da dare e vuole in cambio soltanto un ultimo sforzo. Sì, ecco, i tifosi chiedono solo l’ultimo sforzo».
SPALLETTI – «E poi ci vuole un’iniezione di energia, dal punto di vista fisico e nervoso. E qui entra in gioco il tecnico. Spalletti ha certamente l’intelligenza per farlo. È un allenatore di personalità che ha vissuto tante situazioni del genere. È vero che ha a disposizione poco tempo, ma bisogna assolutamente ricaricare le batterie nervose, perché il derby è una partita che vive molto sull’aspetto mentale. La famosa ansia prepartita ma positiva, non quella che sfocia in stress, che ti soffoca, che ti blocca le gambe. Questo allora è il compito di Spalletti: saper trovare le chiavi per caricare nella maniera giusta i giocatori. La testa comanda e il derby tante volte si vince rifiutando la sconfitta. Almeno per me era così, tutti i miei successi contro il Milan sono figli di una mentalità che rifiutava la sconfitta, proprio non la concepivo come un’eventualità possibile».
GIOCATORI – «Infine, tecnicamente serve aggrapparsi alle certezze. Che in questo momento si chiamano Handanovic, Skriniar, anche De Vrij, sebbene con l’Eintracht a San Siro abbia commesso un errore. Ma va ricordato che nella partita di andata a Francoforte era stato il migliore in campo. Anche su Brozovic, se rientra, e Lautaro Martinez, che è amato dal pubblico e ci mette sempre e comunque il cuore. Sono questi i giocatori che, a cascata, possono e devono aiutare gli altri ad andare nel fondo e tirare fuori tutto quello che hanno».
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