Mondo Inter

Bellinazzo: «Inter-PIF, non mi risulta nulla! Cambiano strategie Cina?»

Marco Bellinazzo ha parlato dell’Inter, delle voci sulla cessione del club nerazzurro da Suning a PIF (e non solo): la lunga intervista.

PIF – Queste le parole di Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole 24 Ore, nel corso della trasmissione radiofonica Cominciamo Bene su Radio nerazzurra. «Voci di un annuncio dell’Inter per il cambio di proprietà a PIF il 19 novembre? Con tutto il rispetto di chi non fa il giornalista che può dire quello che vuole, non ha obblighi deontologici, non si deve attenere ai fatti e alle notizie, a quello che riesce a ricostruire, nel bene e nel male. Io non so da dove nascano queste voci. Sono stato in questi giorni invitato a chiacchierare in varie chat di tifosi nerazzurri. E in effetti ho notato questo desiderio di aderire all’onda araba sperando che si possano spendere e spandere milioni di euro. Evidentemente a me non risulta nulla, non so di cosa si stia parlando».

DOSSIER – E ancora Bellinazzo. «Quello che ho raccontato, quello che so dell’attenzione del fondo PIF ai dossier italiani l’ho raccontata anche da voi un po’ come è nata e quale era il contesto. Per appunto, ci sono poi anche ragioni strettamente di logica ordinamentale legata a come funzionano le cose nel mondo del calcio che portano ad escludere un tipo di operazione come quello che si profila. Però la finanza è strana. Mi sembrerebbe strano, considerando anche quello che ha detto non più tardi di un paio di giorni fa proprio a Radio 24 Alessandro Antonello, l’amministratore delegato dell’Inter».

CESSIONI – Bellinazzo sulle possibili cessioni in casa Inter. «Se Zhang non mettesse un soldo, vuol dire l’Inter venderebbe ancora a giugno? Dipende ad esempio come si va in Champions League. Quanti soldi entrano dalla Champions. È evidente che partendo da un -250, ma è un -250 che ha tutta una serie di elementi straordinari, per cui il rosso strutturale dell’Inter è di un centinaio di milioni (100/120 milioni) che con le politiche che sono state messe in atto.

ERRORI – Bellinazzo ha spiegato. «Sono stati fatti, a mio avviso, degli errori in parti dovuti alla volontà di rinforzarsi, in parte acuiti poi dalla crisi Covid, da dove sono stati fatti contratti molto onerosi con giocatori che effettivamente poi non hanno reso. Ma questo fa parte un po’ delle dinamiche delle scelte dei direttori sportivi, posto che però si è arrivati a un successo e la bravura poi del management è quello di saper imparare dei propri errori, correggerli in corsa e assicurare continuità».

SUNING – Bellinazzo sul gruppo Suning. «Il tema vero è che bisogna, a mio avviso in questo momento, tenere un po’ distinti quelli che sono i destini della famiglia Zhang da quella che è la situazione attuale del gruppo Suning, da quelle che sono le prospettive dell’Inter. La famiglia Zhang indubbiamente si è indebolita all’interno di Suning sia pure non in maniera drammatica. Ha ceduto quote per le politiche delle scelte e le direttive di Pechino. Però all’interno del gruppo Suning sono subentrati altri gruppi che paradossalmente rendono ancora più solida quella compagine che sta dietro il gruppo».

AUTOSUFFICIENZA – Bellinazzo ha proseguito. «Dopodiché è evidente che però se si pongono prospettive di autosufficienza del club, posto che Suning ha messo più di 600 milioni nei primi 4 anni, quindi non ha certamente lesinato risorse, si pone un problema di quello che potrà fare l’Inter nei prossimi anni. Questo è oggettivo perché bisognerà finanziare il nuovo stadio, bisognerà tenere la rosa a un certo livello. E l’autosufficienza, finché l’Inter non raggiungerà i 500 milioni di fatturato strutturale, evidentemente non ti garantisce una rosa di qualità se non attraverso operazioni di calciomercato. E quindi cessioni e innesti di altri giocatori».

NUOVO STADIO – Bellinazzo sul nuovo stadio e il possibile richiamo da parte di investitori che potrebbero comprare non solo un brand, ma anche un bene materiale. «È oggettivo che sia così. È uno dei motivi per cui magari la famiglia Zhang ha deciso di non cedere l’Inter in questa fase. Poi magari più avanti quando ci sarà appunto un asset che avvalora ulteriormente il club».

BOND – Bellinazzo sul rifinanziamento dei bond. «Per quanto riguarda il finanziamento, qui stiamo parlando di una rinegoziazione dei bond che l’Inter aveva già emesso negli anni passati (uno da 300 e uno da 75). Ne sarà fatto adesso uno da 400 con un periodo credo quinquennale, è quello che sta andando in quella direzione cercando di lavorare sul fatto che ci sono sul mercato in questo momento grandi capitali. La liquidità è alta, i tassi d’interesse sono molto più bassi di quelli degli anni scorsi, per cui diciamo quell’impatto finanziario (più o meno gli interessi costano all’Inter, sono costati in questi anni una media superiore ai 30 milioni). E si punterà ad abbassare questo peso, questo carico finanziario».

SFIDA – Bellinazzo ha proseguito. «La sfida per l’Inter in ambito non sportivo ma di bilancio per i prossimi 5 anni sarà questa. Aumentare il fatturato in maniera strutturale e portarlo attorno ai 500 milioni e contestualmente avviare un ridimensionamento di quello che è il debito».

DEBITO – Bellinazzo ha aggiunto. «L’Inter al 30 giugno 2016 ha un indebitamento lordo superiore agli 800 milioni. Poi l’Inter ha debiti esigibili di circa 130, disponibilità liquidi per circa 100 milioni, sempre il 30 giugno. Quindi è più basso di questi 800 milioni e arriva a una quota inferiore. È evidente che deve andare a lavorare in quella direzione, ma come fai a ridurre il debito se con quello che incassi coprire già le spese annuali? È evidente che devi mettere una condizione in cui i ricavi annuali sono maggiori dei costi, fai utili e con questi utili vai ad abbattere il debito. Questo è quello che l’Inter stava facendo prima del Covid. E ovviamente si è trovata ad essere bloccata perché l’Inter appunto era riuscita a portare il suo fatturato strutturale negli anni di Suning da 250 a 350. E stava andando verso i 400».

PERCORSO – Bellinazzo ha spiegato. «Questo percorso si è bloccato negli ultimi 2 anni, è un percorso che va ripreso. Ovviamente ci saranno poi i maggiori ricavi dello stadio. Ci vorrà il tempo di costruzione dello stadio per arrivare a quel punto, ma quel passaggio è indispensabile. Questo è lo scenario, dopodiché se in questi 5 anni, ingolositi dallo stadio, altri investitori decideranno di intervenire, di fare offerte importanti, questo è un altro paio di maniche. In questo momento non ci sono sul tavolo offerte da un miliardo e passa, che è quello che chiede Suning per rientrare dei propri investimenti e per cedere un club che si prepara a costruire, sia pure in coabitazione, il suo stadio».

CESSIONE – Bellinazzo sulla possibile cessione dell’Inter da parte di Suning. «Ho detto che Suning prima o poi cederà l’Inter? L’ho detto nel senso che c’è oggi una dinamica di turnover dei proprietà dei club che è paragonabile, in particolare nei club di fascia alta ma non solo. Dobbiamo entrare nella logica che si tratta di aziende che possono cambiare proprietà, cioè presidenze “alla Berlusconi“/”alla Moratti” sono sempre più rare, anche perché appunto le logiche di investimento sui club di calcio sono le più variegate. In questo senso mi aspetto chiaramente che da qui a qualche anno Elliott ceda il Milan. Mi aspetto che da qui a qualche anno Suning possa cedere l’Inter».

CINA – Bellinazzo ha continuato sulla Cina. «A maggior ragione perché non ci sono, non si intravedono cambiamenti nelle indicazioni che arrivano sulle politiche di espansione sui mercati dello sport in Cina. Però attenzione, anche lì sta cambiando qualcosa. In queste settimane si sta creando, per motivi economico-finanziari, energetici soprattutto, un asse molto importante tra Arabia Saudita e Cina che guarda anche ai Mondiali, al doppio Mondiale voluto dalla FIFA, che sta creando e sta cambiando, potrebbe cambiare le strategie, per meglio dire, della Cina sugli investimenti sportivi».

STRATEGIE – Bellinazzo ha concluso. «E quindi, come vedete, io parlo di questioni che sembrano completamente su altri piani, strane, ma dobbiamo abituarci al fatto che i club di calcio di fascia alta, come appunto l’Inter e il Milan, ormai fanno parte, rientrano in queste strategie che vanno dall’alta finanza alla geopolitica. E quindi le situazioni possono cambiare molto più rapidamente di quanto non cambiassero nei decenni passati».

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