Mondo Inter

Albertini: “San Siro? Non adatto a Inter e Milan. Conte? Stimola tutti”

L’ex centrocampista del Milan e della Nazionale Demetrio Albertini ha concesso un’intervista a “Tuttosport” nell’edizione odierna. L’impatto di Antonio Conte all’Inter e la questione San Siro tra i tanti temi trattati.

IMPATTO VINCENTEAntonio Conte si è abbattuto come una meteora infuocata sull’ambiente Inter. Una collisione assorbita in maniera impeccabile da tutto l’ambiente nerazzurro, anche secondo Demetrio Albertini, storico centrocampista del Milan e della Nazionale azzurra: «Prendere Antonio come allenatore – ha detto a “Tuttosport” – è uno stimolo anche per i dirigenti perché lui ogni giorno ti pone un problema da risolvere e, se non c’è, te ne crea uno perché non si accontenta mai. Quello è sempre stato il suo metodo di lavoro. Piuttosto all’Inter mi ha stupito il poco tempo che ha impiegato a creare questa grande simbiosi con la squadra».

LEGGERA INVIDIA – Un matrimonio, quello tra Conte e l’Inter, certificato da risultati e prestazioni convincenti, come quella a Barcellona, nella tana dei ragazzi di Ernesto Valverde: «Da una parte è stato bello (vedere l’Inter dominare a Barcellona, ndr), dall’altro da milanista… un po’ una sofferenza. Scherzi a parte, l’Inter ha le qualità per essere dov’è. E tutto quello che ha fatto lo sta conquistando con il lavoro e con una programmazione importante, che è fondamentale per ottenere un certo tipo di risultati».

NOSTALGIA CANAGLIA – Chiosa finale sulla questione stadio. La probabile demolizione di San Siro sta facendo discutere e non poco. Albertini mostra tutta la propria malinconia per un’eventuale soluzione così drastica: «Dal punto di vista emotivo è una tristezza, ma da dirigente ho una convinzione che è quella di non avere la propria storia come prospettiva. San Siro è la storia, ma oggi il tifoso ha bisogno di qualcosa di diverso. Non sono né un architetto né un ingegnere: lo stadio, così com’è, non può essere una casa moderna per Milan e Inter. A me, se si potesse, piacerebbe, che il Meazza venisse ristrutturato. Questo perché il senso di appartenenza va difeso fino alla morte».

Fonte: Tuttosport – Stefano Pasquino

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