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Shakhtar Donetsk, Castro e il doppio DNA: una rivoluzione che aspetta

Focus sul prossimo avversario dell’Inter in semifinale di Europa League: lo Shakhtar Donetsk di Luís Castro. Si tratta di una squadra estremamente effervescente, che vanta buona qualità in attacco e una filosofia di gioco molto precisa. I nerazzurri di Antonio Conte dovranno prepararsi all’ennesima battaglia

ADRENALINA – Archiviata la pratica tedesca, l’Inter di Antonio Conte si prepara all’attesissima semifinale di Europa League contro lo Shaktar Donetsk del portoghese Luís Castro. Le due squadre scenderanno in campo lunedì sera, ore 21, a Düsseldorf. Lo Shakhtar è un habitué dei salotti nobili delle competizioni europee: nel 2008/09 ha vinto la prima e unica Coppa Uefa della sua storia in finale contro il Wolfsburg. Proprio i tedeschi sono stati avversari nel cammino in Europa League di quest’anno, precisamente negli ottavi di finale. Prima di loro, lo Shakhtar Donetsk aveva eliminato il Benfica, nei sedicesimi, con qualche difficoltà. Il Basilea, accartocciato nei quarti qualche giorno fa, è stato paradossalmente l’impegno più agevole del trittico.

IDENTITÀ – Luís Castro ha dovuto raccogliere l’eredità di Paulo Fonseca, passato alla Roma in estate, e l’ha fatto cercando di garantire una certa continuità tattica, che è poi anche filosofica, ai piani del club. L’anima degli ucraini è divisa in due: c’è una spina dorsale ucraina, nei ruoli prettamente difensivi, e un secondo filamento di DNA in salsa brasiliana. La colonizzazione sudamericana ha radici molto lontane. Molti addetti lavori la fanno coincidere con l’approdo in panchina di Mircea Lucescu (tra l’altro ex tecnico dell’Inter a fine anni ’90). Fino a quel momento, per gli ucraini era arrivato solo un titolo nazionale, Lucescu ne ha infilati una decina, organizzando anche una specifica politica di gestione del capitale umano. Si pensi alle cessioni remunerative di Douglas Costa o Willian, ma anche all’ultima di un certo peso: quella del centrocampista Fred al Manchester United.

DIFFICOLTÀ – Le vicende belliche con la Russia, tra 2014 e 2015, hanno creato non pochi problemi al club ucraino. La squadra era stata costretta ad abbandonare la sua casa, la Donbass Arena, per “rifugiarsi” a Kharkiv a chilometri di distanza. In quel periodo, il club aveva perso appeal, facendo molta fatica a rintuzzare la colonia brasiliana. Ma i risultati, in parte, non ne hanno risentito. Nel 2015/16, infatti, il cammino in Europa League si è interrotto soltanto in semifinale al cospetto del Siviglia. Inserito stabilmente in terza fascia, nei gironi di Champions League, l’approdo nella sorella minore delle due competizioni è pressochè un appuntamento fisso per gli ucraini.

PRESSIONE – Negli ultimi due anni lo Shakhtar Donetsk ha provato a mettere in piedi un timido cambio generazionale, ma fino ad oggi i risultati sono stati poco degni di nota. Dodò, Tete e Marcos Antonio stanno provando ad imporsi in un undici titolare che vanta ancora antiche colonne delle gestioni precedenti. L’esito del cammino europeo, nello specifico la sfida con l’Inter, potrebbe influire molto sulle politiche di gestione finanziaria, e sportiva, dello Shakhtar Donetsk. Sarà una sorta di The Last Dance per alcuni elementi della vecchia guardia, come il portiere Andriy Pyatov che ha da poco compiuto 36 anni. Anche l’Inter, dal canto suo, si gioca una buona fetta del giudizio su questa stagione all’interno del cammino europeo. Motivazioni e posta in palio promettono una sfida ad alta temperatura emotiva.

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