Inter-Chievo: Spalletti e le fasce dominanti. Terzini attaccano, ali segnano
L’Inter torna alla vittoria e rimette dietro l’Atalanta: il 2-0 sul Chievo firmato Politano e Perisic dà respiro dopo una settimana di discorsi troppo accelerati sul futuro (o meglio non-futuro) di Spalletti a Milano. Adesso la Champions è più vicina, ma guai a cullarsi. Bene i terzini, soprattutto Asamoah
FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Spalletti per affrontare il ChievoVerona: Handanovic; Cedric Soares, Skriniar, Miranda, Asamoah; Vecino, Borja Valero; Politano, Nainggolan, Perisic; Icardi.
MODULO – L’Inter non cambia sistema di gioco nemmeno quando deve rinunciare ai suoi registi bassi perché Spalletti ha i rispettivi alter ego pronti: nel 4-2-3-1 anti-Chievo Miranda guida la difesa e Borja Valero il centrocampo, la catena destra si rinnova con Cedric Soares basso.
PRIMO TEMPO – Dopo una chiusura sul centro-destra, Skriniar si mantiene sul centro-sinistra “dirottando” l’atteso Miranda sul centro-destra: l’impostazione difensiva non muta rispetto a quella tipica. Ma se in mezzo si alza il solito muro, lo stesso non si può dire sulle fasce: i terzini sono molto alti per sfruttare gli spazi laterali concessi dal sistema di gioco del Chievo (3-4-1-2). Paradossalmente, nella costruzione del gioco spesso Nainggolan è più basso di Vecino, che è il primo ad attaccare gli spazi, portare pressing e allargarsi sulla destra per gli accentramenti di Politano. Per l’Inter tanto possesso e giro palla che si arresta sulla trequarti, dove i palloni tornano indietro o vengono messi male in area. Negli ultimi sedici metri Icardi è perlopiù passivo. Al 39′ l’Inter passa in vantaggio con Politano, che sfrutta un rimpallo trovando il palo-rete con un mancino preciso. La partita cambia inerzia, ma l’Inter resta dominante senza soffrire. Il primo tempo termina 1-0: il gol arriva come “premio” finale.
SECONDO TEMPO – La ripresa si apre senza modifiche, ma adesso è il Chievo che deve fare la partita: l’Inter abbassa il baricentro per gestire il vantaggio consapevole di non andare incontro a grossi pericoli. Aumentano gli spazi, i contropiedi e il gioco in verticale, cresce anche Icardi spalle alla porta. Al 61′ primo cambio forzato per l’Inter: fuori Politano, dentro Candreva. Staffetta obbligata sulla fascia destra offensiva. Al 64′ palo di Perisic a botta sicura con un destro chirurgico. Al 65′ secondo cambio per Spalletti: fuori Vecino, dentro Gagliardini. Altra staffetta preannunciata davanti alla difesa. Al 76′ il Chievo rimane in dieci per l’espulsione di Rigoni per doppio giallo: superiorità numerica per l’Inter. Al 79′ terzo e ultimo cambio per l’Inter: fuori Icardi, dentro Lautaro Martinez. Ultima staffetta, stavolta in attacco (come da immagine sotto allegata, ndr). L’Inter continua a spingere sulle fasce e, mentre si spegne definitivamente Borja Valero, in mezzo al campo il motore in più è Nainggolan. Al 86′ l’Inter raddoppia: palo di Cedric Soares che viene ribattuto in rete da Perisic. Il doppio vantaggio permette di chiudere anzitempo la partita. Il secondo tempo termina 2-0: due gol per tre punti, va benissimo così.
PROTAGONISTA – Chi segna finisce sul tabellino, ma bisogna allargare il raggio di osservazione per individuare il migliore: Asamoah. Il ghanese deve fare il “D’Ambrosio mancino”, ovvero il terzino di contenimento che permette ad Handanovic di essere coperto dalla difesa a tre e mezzo, ma Asamoah riesce a fare di più: è un “D’Ambrosio mancino forte”, perché prima difende e poi attacca, in maniera sempre pulita e propositiva. Chiusure strappa applausi, presenza sulla trequarti e corsa continua. Non sbaglia nulla. Mentalità vincente. Totale.
COMMENTO – Se una squadra con poca qualità come l’Inter scende in campo, per motivi diversi, senza de Vrij, Vrsaljko, Brozovic, Joao Mario e Lautaro Martinez, significa che non gioca per dare spettacolo, ma per provare a essere concreta con le altre caratteristiche a disposizione. E non è un caso che i gol arrivano dai piedi migliori in campo: Politano, finché dura; e Perisic, quando finalmente si accende. Le fasce funzionano, come non mai: i terzini spingono contemporaneamente schiacciando gli avversari, le ali trovano le via del gol. Dominio laterale con un fattore comune: i chilometri macinati. Spalletti non stravolge l’Inter, ormai ha trovato il suo equilibrio e, con Cedric Soares chiamato a fare il D’Ambrosio, porta a casa la solita prestazione: tanto possesso palla, perlopiù sterile, e pochissime occasioni da rete, ma almeno in difesa non si soffre praticamente mai e Handanovic non deve neanche sporcarsi i guanti. Prestazione matura direbbe qualcuno. Prestazione da tre punti, che significano nuovamente terzo posto. Adesso arriva il “bello”, Napoli: una vittoria per ufficializzare la qualificazione alla prossima Champions League; un pareggio per non mandare l’Atalanta in fuga; una sconfitta per rimandare tutto all’ultima giornata contro l’Empoli. Spalletti deve pescare la sua busta: il suo futuro all’Inter non dipende dal terzo/quarto posto, ma il futuro dell’Inter sì.