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Guardiola: «Con l’Inter sarà partita durissima! Arrivare bene mentalmente»

Guardiola è stato intercettato dai microfoni di Sky Sport nel media day. Evento organizzato dalla UEFA in occasione della finale di Champions League tra Manchester City e Inter

SFIDA − Le parole di Pep Guardiola in vista della finale di Istanbul: «Partita più importante della mia carriera? No. E molto importante, ma non la metto sopra quella col Barcellona, quella vinta da calciatore, persa col Milan. Tanti campionati che sono stati importanti. Inter? Ti svuota il centrocampo, le palle lunghe con Dzeko, Lukaku, Correa, Inserimenti dentro e fuori. Hanno processi per Bastoni e Darmian e pure Onana. Con i piedi è eccezionale, un altro concetto da affrontare. L’Italia è forte in qualsiasi situazione, vi sentite comodi quando giocate sfavoriti. Se il mondo dice che favorita va bene, lo siamo. Noi andiamo per vincere, ma pure l’Inter. Sarà una partita durissima, non solo per la qualità difensive. Sanno fare tante cose buone. Maresca? La mentalità e la culturà italiana la conosce meglio di me. Ma alla fine è un 11 contro 11. Penso che tutti gli allenatori del mondo si confrontano con lo staff ed i vice perché il calcio è fatto di idee. E le idee della tua gente hanno la stessa importanza delle tue. Preparazione alla partita? Io ho sempre affrontato queste situazioni col piacere di sognare di vincere durante la settimana. La preparazione su cosa fa l’Inter, questa è la cosa più bella. Non è questione di preparazione atletica, bisogna arrivare bene mentalmente. Bisogna fare un approccio diverso alle altre squadre, l’Inter gioca in maniera diversa. Viaggiare con tranquillità e dare tutto in 95’».

FALLIMENTO – Guardiola parla della possibile sconfitta e racconta l’aneddoto legato all’incontro con SImone Inzaghi: «Fallimento in caso di sconfitta? Se tutti lo dicono sarà così. Io so quello che penso, siamo abituati a quello che dice la gente. Se tutto il mondo dirà così dovrò accettarlo e conviverci. Da quando abbiamo fatto il Triplete col Barcellona se non lo vinciamo ogni anno è un problema. Aneddoto Inzaghi? Me lo ricordo perfettamente, era con sua moglie. Ci siamo salutati, poi ci siamo trovati a New York. C’era anche Aquilani, abbiamo parlato di calcio. Addio in caso di vittoria? Chiedimelo dopo se vinciamo. Ancora mi trovo bene qui, ho tutto. È un sogno per ogni allenatore, il sostegno di quello che stanno più su di te. Qualsiasi cosa succede andiamo avanti insieme e con l’idea di farlo sempre meglio. Purtroppo non si trova spesso: quando vinci sei bravo, se perdi non lo sei. Ma qui ti lasciano del tempo»

 

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