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Ausilio: «Lukaku, suo addio all’Inter inatteso. Inzaghi? Arredatore di interni!»

Lunga intervista per Ausilio nel corso di 23 su Sky Sport 24. Il direttore sportivo dell’Inter, dopo l’anteprima passata in giornata (vedi articolo), parlando con Luca Marchetti ha parlato dell’addio di Lukaku e dell’arrivo di Inzaghi.

IL CAMBIO – Questa l’analisi di Piero Ausilio: «Per come è stato possibile un’idea ce l’ho, solo attraverso la perseveranza e il lavoro di tutte le persone che hanno creduto in questo progetto. Suning arriva all’Inter a giugno 2016 e da lì è stato un crescendo in tutto. Non dimentico le persone con cui abbiamo iniziato: tutto parte da Stefano Pioli e Luciano Spalletti, che ci ha riportato in Champions League. Poi c’è stato il biennio di Antonio Conte che ha fatto un grandissimo lavoro, oggi abbiamo un grande architetto d’interni».

RIMESSI IN PISTA – Ausilio valuta l’attualità: «Questa stagione un miracolo? No, nemmeno nulla di scontato. Normale che ci sia stato un minimo di disorientamento nel momento in cui Romelu Lukaku ci ha detto di voler andare via. Non era previsto, sapevamo di dover fare una cessione e stavamo parlando col PSG di Achraf Hakimi. Quello che è successo con Lukaku non era previsto nei termini, quando ti arriva così devi ripensare le idee. Lì siamo stati bravi, perché non ci siamo persi d’animo e abbiamo avuto la forza e la fantasia. Assieme all’allenatore abbiamo scelto i giocatori migliori: aver sostituito Lukaku con Edin Dzeko e Joaquin Correa penso sia stato un ottimo lavoro. I risultati lo stanno dimostrando».

RILANCIO – Ausilio prosegue: «Il bello di questo sport è che ogni giorno puoi riiniziare. Pensare a Inzaghi come architetto d’interni ti fa capire che da una struttura esistente si dedica al bello. Ti dà più qualità attraverso le giocate e fantasia, questo non si può non notare nell’espressione della squadra e nelle partite. C’era una struttura solida. Paura di perdere Inzaghi prima ancora di prenderlo? È stato tutto veloce. Sapevo di un incontro che aveva, a noi c’era arrivato che non c’era nulla di definitivo. Abbiamo pensato di avere le nostre chances e siamo stati bravi a chiudere velocemente. Tutto è stato fatto via telefono e conference call, poi ci siamo visti per firmare. L’ho convinto con le idee e un progetto: non stavamo perdendo tutto, ma alcuni elementi importanti che sapevamo di poter sostituire. I fatti stanno dimostrando che la strada è positiva».

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