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Ex di Inter-Bologna: Palacio evergreen da batticuore, Mihajlovic distaccato

I nerazzurri di Antonio Conte tornano in campo a San Siro per Inter-Bologna. Sfida gravida di incroci e nostalgie. Match particolare soprattutto per Rodrigo Palacio e Sinisa Mihajlovic; ma anche per Gary Medel, che in nerazzurro ha scollinato le 100 presenze

INTER-BOLOGNA A MAGLIE INVERTITE

FILOTTO CERCASI – L’Inter torna a San Siro per la seconda volta in pochissimi giorni. Dopo la passerella interna contro il Brescia, al Meazza arriva un agguerrito Bologna. I rossoblu vengono dal pareggio casalingo contro il Cagliari di Walter Zenga, dopo un match in cui la formazione di Sinisa Mihajlovic ha finito per mangiarsi i gomiti per le occasioni sciupate. Un Bologna che guarda ancora, con poche speranze, alle zone nobili della classifica, ma che brama comunque un risultato positivo alla Scala del calcio. Di fronte, ci sarà un’Inter altrettanto affamata. La vittoria di mercoledì, contro un Brescia inerme, ha restituito serenità all’ambiente nerazzurro, ma non c’è tempo per cullarsi sugli allori. Oggi si torna in campo e Inter-Bologna sarà una sfida molto particolare per tanti protagonisti: Rodrigo Palacio, Gary Medel, Sinisa Mihajlovic ma non solo.

EX INTER NEL BOLOGNA (5)

PALACIO – Qualcuno, di recente, ha sconfessato il luogo comune secondo cui la saggezza sia una naturale conseguenza della vecchiaia. “Da vecchi non si diventa più saggi, si diventa solo quel che si è“. Credo sia una frase del celebre regista Paolo Sorrentino, ma non ne sono sicuro. Poco importa, perché Rodrigo Palacio è diventato esattamente quello che era e quello che ci aspettavamo che fosse. Un’ombra silente, che infesta ancora i campi della Serie A ed è pronta a colpire quando nessuno gli darebbe più mezzo scellino. Ho sempre pensato che in nerazzurro avrebbe meritato qualcosa di più, e lo ha confermato lui stesso (QUI la sua intervista). Sono andato a riguardarmi le sue partite, le sue giocate e i suoi highlights del periodo all’Inter, e ne ho avuto la prova definitiva. Dopo aver illuminato con un gol di tacco un derby da film dell’orrore, e aver portato la croce in un periodo troppo buio per essere vero, ha salutato la famiglia Inter ricevendo un tributo da grande eroe. Ecco: ho sempre pensato che Palacio avrebbe meritato il Triplete. E lo penso ancora. Ma forse l’argentino è l’emblema migliore per quelle stagioni nate e morte intorno all’illusione: Palacio è un incantesimo mancato, estemporaneo, incapace di svegliarti con dolcezza quando il sogno della notte giunge al termine. Era pronto a tagliarsi la treccia al primo trofeo con l’Inter. Se quella ciocca di capelli è ancora ben curata e al suo posto, forse non è solo colpa di Palacio.

Presenze con l’Inter: 169; Reti: 58.

MEDEL – Personalmente, appena arrivato all’Inter lo trovavo quasi ridicolo: leggermente sovrappeso, poco coordinato, non eccessivamente alto e con la faccia di chi non le avrebbe mandate a dire. Eppure, c’è stato un momento in cui l’Inter faticava a fare a meno di lui, o quantomeno a metterlo da parte. Ho levigato la mia opinione su Gary Medel in una notte d’autunno del 2015, quando trafisse Wojciech Szczesny con un rasoterra dal limite dell’area senza alcuna pretesa. Era un Inter-Roma e personalmente non avevo alcuna pretesa nei confronti della prestazione di Medel. Lui mi ripagò con un tiro, con le medesime aspettative inconsistenti, terminato candidamente in porta. Ricordo perfettamente come andò quella sera, e anche come proseguì la stagione. Per Medel non ho mai versato lacrime, ma da quel giorno ho smesso di ridacchiare di lui. Quando sento il suo nome, ora, accenno un sorriso, e mi viene voglia di battermi forte la mano sul petto. Quella sera di Halloween, durante Inter-Roma, indossavo la maglia nerazzurra sotto una camicia bianca. Forse devo aver dimenticato di toglierla. Grazie Gary!

Presenze con l’Inter: 109; Reti: 1.

POLI – Poco più che una parentesi fulminea in nerazzurro, seppur nel momento migliore della sua carriera. Centrocampista molto confusionario e scarsamente incisivo, che tuttavia vanta presenze su entrambe le sponde del Naviglio.

Presenze con l’Inter: 20; Reti: 1.

MBAYE – Una decina di presenze con Andrea Stramaccioni in panchina: annata 2011/12. La trafila nelle giovanili e le doti fisiche lasciavano ben sperare, ma di fatto si è perso anche lui. L’esperienza al Bologna ha visto molti alti e bassi. Sta facendo fatica ad imporsi e le 26 primavera incombono come un traguardo perfido.

Presenze con l’Inter: 9; Reti; 0.

MIHAJLOVIC – A guardarlo oggi, sulla panchina del Bologna, dopo una lotta delicata con una brutta malattia, Sinisa Mihajlovic suscita sentimenti precisi ma contrastanti. Lui, per definizione, è allergico a qualunque forma di retorica. La sua vita ne è la dimostrazione: da calciatore ha chiuso la carriera nell’Inter, al termine della stagione 2005/06, diventando vice di Roberto Mancini in panchina. Quella squadra avrebbe aperto un ciclo che portava dritto al Triplete e al tetto del mondo. I tifosi nerazzurri si erano anche affezionati a Sinisa, e al suo sguardo gelido poco prima di prendere la rincorsa per infilare il pallone all’incrocio su calcio piazzato. Spogliarlo della retorica che ne accompagna le ultime imprese umana, non è per niente facile. Sinisa ha vinto la sua partita più complessa e sta cercando, lentamente, di tornare alla sua normalità. L’abbiamo visto cadere. L’abbiamo vinto godersi l’abbraccio della sua folla, a Bologna, dopo aver ammesso la caducità del proprio essere umano. Ma il serbo, uomo umano e viscerale, ha più volte fatto discutere: per i suoi atteggiamenti extra-campo, ma anche per il suo approccio professionale. Quando giunse sulla panchina del Milan, di fatto, si fece scivolare addosso quella (seppur breve) parentesi nerazzurra. Nulla di personale: il ricordo tecnico del serbo non verrà sporcato dal suo “eccesso di professionalità”. Ma i sentimenti, nei suoi confronti, restano contrastanti, imprese umane a parte.

Presenze con l’Inter: 43; Reti: 6.

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