Analisi tattica

Tottenham-Inter: Conte mette (i) Sensi a una squadra media che diventa operaia

Quarta amichevole di lusso dell’Inter e altra vittoria ai rigori: un altro 1-1 con gol di Sensi e 4-5 finale dal dischetto, dove si chiude la International Champions Cup 2019 interista. Male l’approccio iniziale, poi dopo la sbandata si fa ordine nonostante una formazione perennemente rimaneggiata, meritando il risultato. Ecco alcune considerazioni tecnico-tattiche dopo Tottenham-Inter

MODULO E FORMAZIONE – La quinta Inter stagionale di Conte, in casa del Tottenham, torna alle origini del 3-5-2, quello già visto a Lugano, ma con la conferma della “novità” Perisic in attacco. Ecco l’undici iniziale: Handanovic; D’Ambrosio, de Vrij, Skriniar; Candreva, Gagliardini, Brozovic, Sensi, Dalbert; Perisic, Esposito.

DIFESA – Un altro gol subito in maniera evitabile, il primo su azione, il che può creare un campanello d’allarme nel reparto finora più affidabile. Nello specifico, Handanovic sicuramente non impeccabile nel subire gol da Lucas Moura al 3′ sul proprio palo, poi mette in crisi tutta la squadra con un rinvio folle, bravo solo sulla conclusione di Son nel finale e superlativo ai rigori, perché i due parati permettono all’Inter di vincere. Al centro della difesa a tre de Vrij è l’unica vera certezza di Conte al momento, nessuna sbavatura né in marcatura né in impostazione, diverso il discorso per Skriniar sul centro-sinistra, dove è ancora troppo macchinoso (storicamente impiega più tempo degli altri a entrare in condizione in estate) e non chiude in tempo in occasione dell’1-0, oltre a sbagliare qualche altro intervento non da lui, invece D’Ambrosio sul centro-destra si conferma su buoni livelli senza strafare.

CENTROCAMPO – Il pessimo avvio dell’Inter è da imputare all’assenza totale della linea mediana, scarica fisicamente e probabilmente anche mentalmente, visto l’approccio passivo che la vede subire la qualità del Tottenham. Su tutti, Brozovic inizia sottotono perdendo un paio di palloni per troppa superficialità, poi riprende in mano il centrocampo dell’Inter e al 26′ colpisce un palo interno con un destro da fuori di pregevole fattura, la scintilla che dà fiducia a tutto il reparto, mentre al 37′ Sensi riscatta un’abbondante mezz’ora iniziale non all’altezza con l’inserimento in area che gli permette di superare Lloris per segnare l’1-1, poi nella ripresa è l’assoluto mattatore con serpentine e tocchi da regista navigato pur continuando a fare la mezzala mancina, da rivedere invece la prestazione di Gagliardini, chiamato a far legna sul centro-destra e ancora in condizioni non ottimali per essere prestante come richiesto da Conte, pur non facendo gravi danni. Sulle fasce incoraggiante la prova di Candreva sulla destra, dove non soffre particolarmente ed è utile in entrambe le fasi di gioco, paradossalmente più dietro che avanti, invece la particolarità di Dalbert è quella di fare la giocata buona quando nessuno se l’aspetta, ad esempio una disperata diagonale difensiva uno contro tutti, e allo stesso tempo sbagliare i tempi di tutte le altre giocate, lasciando spesso scoperta la fascia sinistra in ripiegamento, va un po’ meglio in fase di spinta.

ATTACCO – Ennesima amichevole estiva con una coppia inventata negli ultimi metri, tocca nuovamente a Perisic giocare in supporto a Esposito, ma il croato appare tutt’altro che brillante sia nei movimenti offensivi per via centrale sia quando si allarga sulla sinistra per fare quello che gli viene più naturale, ovvero andare al cross oppure accentrarsi e provare il tiro, invece stupisce nuovamente il talento classe 2002, autore dello splendido assist che manda in porta Sensi in occasione del gol del pareggio e di una prestazione in crescendo.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre con due modifiche per Conte, che inserisce subito Barella e Politano al posto di Gagliardini ed Esposito. Al 74′ va in scena la prima girandola di cambi (Pirola, Dimarco e Puscas per Skriniar, Dalbert e Perisic), poi conclusa all’83’ con la seconda (Ranocchia, Agoumé, Borja Valero e Joao Mario per de Vrij, Candreva, Brozovic e Sensi), in modo che l’Inter possa terminare così la partita: Handanovic; D’Ambrosio, Ranocchia, Pirola; Agoumé, Barella, Borja Valero, Joao Mario, Dimarco; Puscas, Politano. Dietro non si soffre granché e dal dischetto Ranocchia spiazza pure Gazzaniga, ben più convincente la prestazione del baby Pirola che non pecca assolutamente di inesperienza nel quarto d’ora abbondante concessogli, anzi; in mezzo Barella ancora non incide e la panchina iniziale probabilmente spiega il motivo legato all’affaticamento dovuto ai carichi di lavoro del pre-campionato, Borja Valero stavolta evita di calciare (male) il rigore, invece Joao Mario fa in tempo a essere nuovamente decisivo dagli undici metri, proprio come contro il Paris Saint-Germain, infine anonima la comparsata del solito Agoumé messo fuori ruolo (esterno destro), ottimo invece l’ingresso di Dimarco, che sulla sinistra spinge senza risparmiarsi e calcia anche un rigore da battitore consumato; in avanti Puscas fa subito una buona giocata in contropiede smarcandosi a centrocampo, poi sbaglia il rigore, bellissimo invece quello di Politano, che nel secondo tempo ha modo di ritrovare il campo dopo l’infortunio di inizio ritiro, pur non riuscendo a mettere in mostra grandi giocate, considerato che è sacrificato nel ruolo di (seconda) punta.

CONSIDERAZIONI – Altra vittoria ai rigori per l’Inter, che proprio non ci sta a perdere né nei tempi regolamentari né dal dischetto. Eppure l’inizio è tutt’altro che promettente, in balia del Tottenham. Conte può solo urlare dalla panchina per invocare una reazione nella sua squadra. Reazione che arriva, tardiva, ma arriva. Cancellando i primi tre minuti di gioco in cui arriva l’1-0, il primo tempo è abbastanza equilibrato e dalla metà (dal palo di Brozovic) fino al pareggio di Sensi è proprio l’Inter a fare la partita. Intensità e pressing, forse non troppa qualità, però quello è più un problema legato ai pochi uomini (buoni) a disposizione di Conte: mancano i titolari Godin, Lazaro, Asamoah, Vecino, Lautaro Martinez e nel primo tempo anche Barella, senza dimenticare il centravanti che oggi non esiste in rosa. Nella ripresa si continua sulla stessa falsariga subendo un po’ gli stravolgimenti tattici del Tottenham, già in forma campionato, visto che debutterà in Premier League tra meno di una settimana. Sulla panchina di Conte c’è poco da dire: non può contare su oltre metà formazione titolare, le alternative sono meno credibili di una squadra che oggi lotta per salvarsi. E non è un insulti, bensì un’iperbole necessaria per evidenziare questa situazione grottesca: l’Inter sta per concludere la sua estate di preparazione alla stagione (su tre fronti) senza aver di fatto preparato nulla di concreto nell’undici titolare. Ammesso che venga fatto mercato da qui al 2 settembre, ovvio… Nemmeno la difesa a tre può essere presa come riferimento: manca ancora Godin (prima in vacanza, ora infortunato per un mesetto) e c’è da “ri-adattare” D’Ambrosio e Skriniar ai lati di de Vrij, cambiando di fatto il senso del terzetto arretrato composto da tre centrali puri per blindare completamente l’area di rigore a protezione di Handanovic, non potendo puntare molto sulla fantasia da centrocampo in su per sbloccare le partite. Un’Inter operaia, si direbbe. Un’Inter che non fa sognare, ma grazie a Conte riesce ad apparire più valida di quella che in realtà non è e non potrà mai essere. I margini di miglioramento sono tantissimi, a partire proprio dalla difesa, dove Skriniar deve ancora carburare, ma anche a centrocampo: Brozovic è l’ago della bilancia tra il nulla e l’uomo in più, l’ha dimostrato anche oggi nei minuti iniziali e in quelli immediatamente successivi. E l’attacco? Quello non esiste, ancora. Ecco perché, dopo circa un mese di lavoro, si può affermare un concetto che si fa passare sempre in automatico quando c’è un cambio in panchina, anche dopo una seduta di allenamento, invece all’Inter è proprio così: la mano di Conte si vede, più nella testa che nei piedi dei giocatori, perché se no l’Inter avrebbe dovuto fare solo figuracce quest’estate. Ed è per questo che Conte merita quello che chiede, legittimamente ed educatamente, dal momento della firma: che la rosa venga completata, a partire dalla formazione titolare… e dall’attacco. Perché l’ottimo Sensi in mezzo al campo oggi sembra una stella, invece dovrebbe averne intorno tante altre per apparire “normale” e alzare il livello medio di tutta la rosa.

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