Analisi tattica

Spezia-Inter: Lukaku trascina i piedi anziché i compagni. Panchina nulla

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Spezia-Inter è (solo) un altro punto verso la meta ma il rallentamento è netto. Perisic mette una pezza al regalo di Handanovic, poi solo fuorigioco e palo “casalinghi”. Lukaku rallenta ma Conte non può proprio cambiare marcia in corso. Ecco l’analisi tattica di Spezia-Inter

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare lo Spezia in Serie A: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Hakimi, Barella, Brozovic, Eriksen, Perisic; Lukaku, Lautaro Martinez.

MODULO – Conte ritrova la sua Inter “ideale”, con Hakimi e Perisic a tutta fascia nel 3-5-2 di fiducia. Si insiste sul doppio regista davanti alla difesa. E niente turnover, reparti al completo.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – La partita non inizia esattamente con i ritmi da Super League (si può dire?) e l’approccio dello Spezia appare fin da subito studiato alla perfezione per complicare i piani dell’Inter. Attesa, giro palla e tentativi a vuoto di allargare il gioco. Al 12′ Farias dal limite dell’area sorprende Handanovic, tradito dal rimbalzo (e da se stesso). Eriksen funge da regista basso e gioca praticamente in linea con la difesa, permettendo a Bastoni di sganciarsi sulla sinistra così Perisic può agire alternativamente da ala e mezzala. Si cerca perlopiù lo sfondamento a destra con Hakimi, che corre ma litiga troppo con la palla. Non cambia la situazione: Inter lenta nella manovra e prevedibile nei movimenti con la palla. L’unica speranza di impensierire il muro dello Spezia è andare per vie letali. Infatti al 39′ è decisiva la fiammata di Hakimi, che da destra trova Perisic in area e il croato può ribadire in rete il pallone vagante. Pareggio meritato dopo l’1-0 regalato ma si sono viste frazioni di gioco migliori in stagione. Il primo tempo termina 1-1: tutto casuale e inspiegabile, il risultato alla fine è il male minore.

SECONDO TEMPO – Si riparte senza modifiche nell’intervallo ma con un’Inter un pizzico più motivata e grintosa. Al 49′ la combo Provedel-palo nega il gol a Lautaro Martinez. Le punte sprecano due ottime occasioni regalate dalla difesa dello Spezia a causa di retropassaggi folli. Segnale inequivocabile che qualcosa non gira. A centrocampo non si vedono grandi giocate, più per demeriti propri che meriti altrui. Al 73′ primo e unico doppio cambio per l’Inter: fuori Perisic ed Eriksen, dentro Young e Sanchez. Staffetta a sinistra, mentre il cileno si posiziona dietro le punte nel 3-4-1-2 finale (come da immagine sotto allegata, ndr). Aumenta il ritmo e la verticalità con Sanchez, che non è particolarmente preciso al tocco. All’80’ altro palo di Lautaro Martinez, stavolta dalla distanza. Il gioco dell’Inter a un certo punto diventa quello di buttare la palla in mezzo per sfruttare la fisicità di Lukaku e compagni, ma non è serata. All’85’ annullato gol a Lukaku per fuorigioco di Hakimi in avvio di azione. Poi lo stesso si ripete all’88’, quando il gol viene annullato a Lautaro Martinez, che parte in fuorigioco sulla punizione battuta rapidamente. C’è tempo fino al triplice fischio finale per provare a segnare il 2-1, però la precisione sotto porta non rientra nelle skill di chi è in campo per tutti i 94′ di gioco. Il secondo tempo termina 1-1: il monologo nerazzurro non porta altri gol e si paga l’errore difensivo iniziale, purtroppo.

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – A differenza di Napoli, quella di La Spezia è una prestazione negativa che si riassume con il volto del peggiore in campo: Lukaku. Alt, facile dire Handanovic. Subire più gol che tiri è da record ma anche avere tante occasioni da gol e non capitalizzarle più come fino a poco tempo fa. Nemmeno per sbaglio. Nemmeno “alla Perisic”. Il centravanti belga non c’è. Atleticamente, fisicamente, mentalmente, tatticamente, tecnicamente e qualsiasi altro termine in -mente possibile. Comprensibile, è arrivato al momento clou della stagione senza aver risparmiato energie. Non è in riserva, è già in modalità triangolo di emergenza. Passerà questo momento ma resta la bocciatura piena per una volta. Sfinito.

COMMENTO – Altro 1-1 in trasferta, altra battuta d’arresto. Ma questo è giusto considerarlo passo falso. Mezzo… solo per via del risultato del Milan contro il Sassuolo e in attesa dell’Atalanta a Roma. La classifica non si complica, il calendario nemmeno ma il finale di stagione non è prevedibile. All’obiettivo tricolore mancano ancora tanti punti. Tre vittorie (come minimo). Superata la follia Super League, bisogna recuperare la concentrazione giusta per non perdere ulteriore terreno e rischiare di arrivare alla trasferta di Torino (in casa della Juventus) con i giochi ancora aperti. Recepita questa necessità, all’Inter di Conte non si può dire davvero nulla. La stanchezza a questo punto della stagione la fa da padrona e le rotazioni non sono credibili. Dando uno sguardo sulla panchina dell’Inter, Conte decide che è meglio non cambiare nulla nel 3-4-1-2 che sta terminando la partita. Né Sensi né Vecino per dare una sterzata al centrocampo. E nemmeno Gagliardini, che probabilmente sull’1-1 avrebbe più tolto che dato. Conte non vede l’emergenza quindi neanche Pinamonti. E non si gioca la carta confusione: Ranocchia e D’Ambrosio restano in panchina. Come Darmian, a cui viene preferito Young. Tradotto: la panchina dell’Inter non esiste, bisogna portare a termine l’obiettivo con l’undici titolare fisso. Quello che non può funzionare se Lukaku smette di trainare i compagni perché senza forze. Capito questo, è tutto in discesa. Anzi, sarà tutto in discesa. Prima l’Hellas Verona, poi il Crotone e infine la Sampdoria. Non bisogna andare oltre, sperando nel frattempo in un’altra frenata del Milan, magari della Juventus e soprattutto dell’Atalanta. Saranno dieci giorni decisivi, si spera gli ultimi. E va spiegato anche il perché: l’Inter dal post-lockdown 2020 non si è mai fermata un attimo, serve una tregua. E soprattutto una gioia dopo la delusione di Colonia.

Pubblicato da
Andrea Turano

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