Analisi tattica

PSG-Inter: pressing e verticalizzazioni, Conte fa miracoli (anche con Longo)

Terza amichevole di lusso dell’Inter e prima vittoria, anche se solo dopo la lotteria dei rigori in seguito all’1-1 dei tempi regolamentari: il gol last minute di Longo permette alla squadra di Conte di giocarsi la International Super Cup 2019 dal dischetto, dove il 6-7 finale premia i nerazzurri. Altra prestazione intensa e a due facce, nonostante le note difficoltà in attacco. Ecco alcune considerazioni tecnico-tattiche dopo PSG-Inter

MODULO E FORMAZIONE – La quarta Inter stagionale di Conte, contro il Paris Saint-Germain, scende in campo con il solito 3-5-2, ma ci sono due modifiche rispetto alla sfida contro la Juventus (vedi articolo), tre considerando la posizione di D’Ambrosio. Ecco l’undici iniziale: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Sensi, Dalbert; Perisic, Esposito.

DIFESA – L’Inter non soffre molto dietro e Handanovic infatti non deve fare granché, anzi per sua fortuna si esalta nei rigori finali parandoli ai giovanissimi Aouchiche e Zagre, anche se stona l’aver subito nuovamente gol da calcio da fermo, dove le colpe vanno attribuite equamente a tutto il sistema difensivo in marcatura e non. La novità nella linea a tre è Bastoni, che sul centro-sinistra si mostra subito sicuro in copertura e nell’uscita palla al piede, pur avendo contro avversari tutt’altro che comodi, mentre de Vrij in mezzo è protagonista della solita prestazione attenta e ordinata, da rivedere invece lo spostamento di Skriniar sul centro-destra, non tanto per la posizione in sé dove comunque si trova a suo agio, quanto per aver permesso al pari ruolo Kehrer di saltare e trovare la deviazione decisiva per portare il PSG in vantaggio al 40′.

CENTROCAMPO – Conte rivoluziona la linea mediana per due quinti, cercando di avvicinarsi il più possibile alla formazione-tipo. La missione non può che essere affidata a Barella – schierato da mezzala con compiti più difensivi -, che cresce alla distanza dopo un inizio un po’ sottotono, tanto da riuscire ad arrivare anche al tiro senza risparmiare in corsa e fase difensiva, da incorniciare invece la prova di Brozovic da vertice basso, ruolo in cui si esalta facendo il buono e il cattivo gioco da perno che distrugge e fa ripartire subito la propria squadra, mentre Sensi si conferma su livelli molto apprezzabili soprattutto per la qualità nella manovra. Sulle fasce non stupisce più la disponibilità di D’Ambrosio, che inizia a destra potendo finalmente spingere a cuor leggero senza i freni da “terzo” e fa vedere buone cose anche al cross, nel finale si ripete anche giocando a sinistra mostrando a Conte tutta la sua duttilità, invece Dalbert a sinistra ha una normale calo rispetto alle ultime uscite, sebbene non sfiguri per quel poco che è chiamato in causa.

ATTACCO – L’unica coppia offensiva credibile prevede ancora un’ala reinventata punta e un classe 2002 a cui viene chiesto di fare la differenza contro avversari ben più esperti… eppure si iniziano a intravedere delle buone trame, perché Perisic si muove in lungo e in largo mettendo sotto pressione l’atipica linea difensiva del PSG, ma la freddezza sotto porta lo penalizza al tiro, mentre è clamorosa la prestazione offerta da Esposito, che nella prima ora di gioco è una spina nel fianco per i francesi, incapaci di arrestarlo né partendo da sinistra né accentrandosi da destra – dato che è continuamente chiamato a interscambiarsi con Perisic -, peccato non battezzi la sua tournée asiatica con un meritatissimo gol.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre senza modifiche per Conte, che solo al 66′ attua la prima girandola di cambi (Ranocchia, Godin, Borja Valero, Gagliardini, Candreva e Longo per de Vrij, Bastoni, Brozovic, Sensi, Dalbert ed Esposito), poi bissata all’81’ dalla seconda (Pirola, Joao Mario e Colidio per Skriniar, Barella e Perisic). All’90’ entra Agoumé al posto di D’Ambrosio, l’Inter termina così la partita: Handanovic; Godin, Ranocchia, Pirola; Candreva, Joao Mario, Borja Valero, Gagliardini, Agoumé; Longo, Colidio. A dispetto delle previsioni, la “difesa B” dell’Inter appare subito molto sicura e compatta guidata dal leader Godin schierato sul centro-destra per facilitare le giocate di Ranocchia (che trova anche il gol su rigore) in mezzo e del baby Pirola sul centro-sinistra, bravi a chiudere un paio di iniziative francesi nel finale; Gagliardini da mezzala trova l’assist vincente per l’1-1 e da rigorista non sbaglia, Borja Valero si fa apprezzare per un bel disimpegno difensivo con cui riesce a eludere il pressing del PSG, invece Joao Mario si fa notare nel finale per una verticalizzazione intelligente e all’ultimo mette la firma sul rigore-vittoria; indecifrabile la prestazione di Candreva, che sulla destra non incide e decide di provare un inutile cucchiaio dal dischetto colpendo la traversa, bene invece Agoumé – utilizzato nuovamente fuori ruolo (stavolta esterno sinistro) nei minuti di recupero – su rigore; in attacco la scena è tutta per Longo, che al 94′ sfrutta un errore di Areola per segnare il gol del pareggio pur meritando i complimenti per la giocata inserimento-controllo-tiro e successivamente segna pure il suo rigore, da segnalare solo la rete dagli undici metri per Colidio.

CONSIDERAZIONI – Prima vittoria dell’Inter nella tournée asiatica, ma il risultato non interessa davvero a nessuno. Sarebbe stata la stessa cosa se la partita fosse finita 1-0 o se ai rigori Handanovic non avesse tenuto in gioco i suoi compagni. L’1-1 dei tempi regolamentari vede una squadra modestissima dal punto di vista tecnico che si impegna oltremodo per fa quadrare i dettami tattici di Conte: l’Inter pressa per non permettere al PSG di dominare e ci riesce per almeno un tempo, riuscendo a essere pericolosa con grande costanza grazie alla facilità con cui l’azione viene ribaltata dalla difesa in attacco. Va detto che la copertura del campo messa in scena dal PSG è rivedibile e quindi l’Inter va a nozze con le verticalizzazioni che tagliano il campo, apertissimo, dove le punte fanno quello che agli esterni non riesce alla perfezione. Le parole chiave dell’Inter di Conte sono due: pressing e verticalizzazioni. L’intensità mostrata per circa un’ora fa ben sperare perché al momento questa è l’unica arma di Conte per sopperire alle lacune tecniche della sua rosa, ma di certo non ci si può aspettare che l’Inter continui a difendersi bene (da rivedere solo i calci da fermo…) e ad attaccare a pieno organico partendo da dietro, senza avere due attaccanti di ruolo in avanti. Nulla contro Perisic e soprattutto Longo, però viene difficile analizzare un 3-5-2 che negli ultimi venticinque metri è regno di disordine. Apprezzabile l’impegno, sì, ma non basta. I miracoli sportivi sono limitati e già la combo gol-rigore di Longo dovrebbe far riflettere su quanto fatto da Conte finora: sta dando credibilità a una rosa che con l’Inter c’entra ben poco. Conte cercava delle risposte e le ha trovate in Cina, adesso qualche domanda deve porsela la società: si può andare avanti così? Lautaro Martinez non è la soluzione al problema offensivo, meglio che si sappia, anche se il suo ritorno dopo le vacanze aiuterà moltissimo il lavoro di Conte per avvicinarsi all’Inter ideale: dal 3-5-0 al 3-5-1… aspettando che diventi un 3-5-2 vero e proprio.

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