Milan-Inter: Conte fa il bis con una mossa da biliardo, Godin rimbalza tutti
Il poker è servito nella migliore delle serate: 0-2 in “casa” del Milan con le firme di Brozovic e Lukaku, che stavolta avranno di cui litigare solo per prendersi i meriti dei tre punti. Conte prepara la partita come meglio può nonostante Giampaolo provi a prendere l’Inter in contropiede. Magistrale la fase difensiva, Godin superlativo
FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Milan: Handanovic; Godin, de Vrij, Skriniar; D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Sensi, Asamoah; Lukaku, Lautaro Martinez.
MODULO – Si ritorna alle origini, altro che esperimenti, infatti riecco l’Inter con il “suo” 3-5-2 ormai divenuto marchio di fabbrica per Conte, che come unica modifica opta per gli esterni a tutta fascia più difensivi, sia per rischiare meno dietro sia per non improvvisare l’utilizzo di giocatori non ancora dentro gli schemi (ad esempio Lazaro).
PRIMO TEMPO – Solita aggressività dell’Inter che fa partire il pressing addirittura da Donnarumma, messo in difficoltà da Lautaro Martinez su retropassaggio. Ottima la manovra dell’Inter, che inizia da dietro e agisce con i due esterni molto alti a schiacciare i terzini del Milan, piuttosto timoroso nell’avvio di gara. Al 21′ D’Ambrosio riesce a colpire il palo a un passo dalla porta, vuota. Gli errori sotto porta dell’Inter risvegliano il Milan, pericoloso in zona gol (Piatek segna a gioco fermo in una situazione dubbia per un fallo di mano). Lo stesso succede con Lautaro Martinez, che segna inutilmente (il VAR segnala un fuorigioco millimetrico di D’Ambrosio, ma i dubbi paradossalmente restano in entrambe le occasioni). Il primo tempo termina 0-0: molto meglio l’Inter che il Milan, per il gioco e l’approccio, però senza concretezza sotto porta non si va da nessuna parte.
SECONDO TEMPO – La ripresa si apre senza modifiche, anche se Conte tiene d’occhio gli spostamenti che fa Giampaolo con le sue pedine. Al 49′ l’Inter va in vantaggio con il tiro di Brozovic da fuori area, deviato da Rafael Leao e convalidato dal VAR dopo un iniziale annullamento per un fuorigioco tutt’altro che attivo di Lautaro Martinez. Il vantaggio non sembra cambiare le sorti della partita, che continua sullo stesso canovaccio finché l’Inter non inizia a lasciare un po’ di campo al Milan, costretto ad alzarsi alla ricerca del pareggio. L’Inter appare molto stanca in mezzo al campo, così si fa schiacciare dal Milan votato al gioco offensivo: si crea la tipica “terra di nessuno” tra linea mediana e attacco a causa del mancato raccordo tra i reparti sulla trequarti. Al 71′ primo cambio per l’Inter: fuori Sensi, dentro Vecino. L’uruguayano si piazza sul centro-destra, così Barella si sposta nel ruolo di mezzala sinistra. A Vecino il compito di raccordare i reparti senza far mancare fisicità e interdizione. Al 76′ secondo cambio per Conte: fuori Lautaro Martinez, dentro Politano. L’italiano agisce da esterno destro in un 5-4-1 (in fase di non possesso, 3-4-3 in fase di possesso) che vede Barella nell’inedito ruolo di esterno sinistro. Ed è una modifica tattica vincente, perché al 78′ Lukaku segna di testa su cross al bacio di Barella, proprio dalla sinistra. All’80’ clamoroso incrocio dei pali di Politano dalla distanza. All’82’ terzo e ultimo cambio per l’Inter: fuori Barella, dentro Candreva. Il numero 87 chiude da esterno sinistro (come da immagine sotto allegata, ndr). L’assetto dell’Inter è sempre più predisposto al 3-4-3 perché il Milan è costretto a giocare in avanti, permettendo lo sfruttamento di grandi praterie in contropiede. Al 92′ Candreva colpisce il palo a botta sicura dopo una fuga solitaria. Il secondo tempo termina 0-2: Inter sprecona deve accontentarsi di due gol per una vittoria meritata.
PROTAGONISTA – Stavolta bisogna confermarsi, perché il vero man of the match del derby si è confermato dopo il debutto a San Siro contro l’Udinese: Godin. La mossa a sorpresa di Giampaolo di schierare Rafael Leao sul più datato dei centrali di Conte è stata digerita dal classe ’86 uruguayano dopo il secondo scatto, giusto il tempo di trovare le misure contro l’ottimo classe ’99 portoghese. Dietro non passa nessuno, Handanovic ringrazia. Non a caso l’unico a dar pensieri a Godin è lo sciagurato D’Ambrosio, che da quinto di destra fa il buono e il cattivo gioco, sbagliando più del previsto. Nel gol dello 0-2 c’è la firma di Godin sul lancio che illumina l’asse Barella-Lukaku. Una sola sbavatura al ’94, ma ci pensa de Vrij a rendere il favore al numero 2. Monumentale.
COMMENTO – Se tutti i litigi tra Brozovic e Lukaku all’interno dello spogliatoio dell’Inter portano al gol di entrambi nella partita successiva, dalla prossima settimana Conte organizzerà autonomamente chi far litigare e come. La prestazione dell’Inter non è stata perfetta nemmeno stavolta, ma lo 0-2 del derby è bugiardo. Perché, fosse stato 0-5 (tre pali colpiti, uno più assurdo dell’altro) o 1-6 (manca un gol per parte a causa del nuovo folle regolamento), nessuno si sarebbe meravigliato. Il tutto sottolineando la buona prova del Milan, che non impensierisce mai un’Inter sicura di sé, pur provando a rompere gli equilibri con delle modifiche tattiche che penalizzano Piatek per favorire Suso a tutto campo. L’Inter soffre la freschezza di Rafael Leao prima e Theo Hernandez dopo, entrambi sulla corsia sinistra, dove D’Ambrosio è in serata no (sull’altra fascia Asamoah non eccelle, ma è sufficiente nella doppia fase). Una situazione che deve far riflettere, considerando il muro alzato dalla difesa a tre, il trio di centrocampo che regge a ritmi alti per almeno un’ora (poi Sensi scoppia) e la coppia d’attacco che si cerca molto, pur non trovandosi sempre a causa dell’ultimo passaggio impreciso. Insomma, solo gli esterni lasciano un po’ a desiderare, anche se non se ne può fare un dramma dopo una serata così. E non a caso l’Inter vince la partita per vie centrali e con i suoi giocatori che amano stare al centro del gioco. Un’altra prova frutto del lavoro collettivo, in questa Inter non c’è spazio per i singoli. Basti pensare al capolavoro di Conte, che by-passa la difesa a quattro andando dritto alla difesa a cinque, necessaria per reggere il quartetto di centrocampo in cui spicca Barella esterno mancino… e in meno di due minuti in quella posizione sforna l’assist-vincente per la testa di Lukaku. Tutto Conte in meno di cento secondi: mossa vincente per il raddoppio, quasi da biliardo. A questa rosa, non di certo da sogno, serve un allenatore che sappia risolvere problemi laddove la tecnica individuale non arriva. Conte è perfetto in questo, poi c’è chi lo aiuta (la spina dorsale Godin-Brozovic-Lukaku in questa occasione) e permette anche ai gregari di rendersi utili alla causa. Così come contro l’Udinese, c’erano più possibilità di sperperare punti anziché continuare il filotto di vittorie: invece sono 12 punti su 12, per un’Inter capolista in solitaria per un altro weekend, e adesso arriva la Lazio per il turno infrasettimanale.