Analisi tattica

Manchester United-Inter: Conte col 3-5-0 regge finché non cambia difesa

Prima amichevole di lusso dell’Inter, che debutta nella International Champions Cup 2019 con una sconfitta di misura: il Manchester United ha la meglio a un quarto d’ora dalla fine, quando Greenwood sfrutta una respinta fin troppo centrale di Handanovic. Pochissimi spunti (positivi) per Conte, che deve arrangiarsi con una rosa cortissima. Ecco alcune considerazioni tecnico-tattiche dopo la seconda amichevole estiva

MODULO E FORMAZIONE – La seconda Inter stagionale di Conte, contro il Manchester United, ripropone il 3-5-2 con una sola modifica sulla fascia sinistra rispetto a Lugano-Inter (vedi articolo). Ecco l’undici iniziale: Handanovic; D’Ambrosio, de Vrij, Skriniar; Candreva, Gagliardini, Brozovic, Sensi, Dalbert; Longo, Esposito.

DIFESA – La linea a tre dà soddisfazione finché non viene stravolta dai cambi dopo oltre un’ora di gioco, infatti rischia solo una volta al 51′ in occasione del palo colpito da Matic sugli sviluppi di un calcio d’angolo, poi Handanovic “solo” al 76′ non può nulla sul tiro di Greenwood, che raccoglie la prima respinta (sbagliata proprio dal portiere sloveno) e segna facendosi beffa della difesa interista, mentre al 79′ è la traversa a salvarlo dal colpo di testa dello stesso. De Vrij soffre un po’ la velocità degli attaccanti avversari, ma si comporta abbastanza bene spalleggiato da Skriniar sul centro-sinistra e D’Ambrosio sul centro-destra, quest’ultimo molto attento nelle chiusure, anche quelle più disperate ad Handanovic battuto.

CENTROCAMPO – La nota positiva è il modo compatto in cui riparte tutto il reparto, che riesce a portare quattro giocatori in più nei metri finali a ridosso delle due punte, molto più preoccupante l’impatto fisico contro il massiccio centrocampo dello United, che schiaccia con troppa facilità il quintetto dell’Inter, che si difende bene con la difesa a tre. In mezzo, Sensi è più bravo nei calci da fermo che nel mettere ordine in mezzo, dove cerca troppo spesso la giocata perdendo tempo e palla, anche perché Gagliardini si vede pochissimo se non per un recupero nella ripresa, mentre Brozovic è quello più volte chiamato in causa, soprattutto in fase difensiva, il che non si sposa con giocate di grande lucidità. Sulle fasce, non si vede minimamente Candreva, che mette appena due cross in mezzo a distanza di mezz’ora l’uno dall’altro e paradossalmente cresce nella ripresa, mentre a sinistra Dalbert si sbatte molto, spingendo in fase di possesso e chiudendo in quella di non possesso, pur a fortuna alterna e con qualche difficoltà in marcatura.

ATTACCO – Peggio di Lugano, ma su questo non c’erano dubbi già alla vigilia, perché lo stesso Conte ha ammesso che avrebbe giocato senza reparto offensivo: Esposito inizia facendo molto movimento, ma probabilmente perde fiducia sulla lunga distanza una volta capito che non avrebbe ricevuto palloni giocabili, invece Longo fa solo lavoro sporco abbassandosi il più possibile per aiutare a centrocampo, tra l’altro con pessima scelta di tempi e modi.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre con un solo cambio da parte di Conte, che schiera Perisic in attacco al posto di Longo. Al 73′ arriva la prima girandola dei cambi (Ranocchia, Pirola, Barella e Joao Mario per de Vrij, Dalbert, Gagliardini e Sensi) e al 86′ la seconda (Borja Valero, Agoumé e Colidio per Brozovic, Candreva ed Esposito), l’Inter termina così la partita: Handanovic; Skriniar, Ranocchia, Pirola; Agoumé, Barella, Borja Valero, Joao Mario, D’Ambrosio; Colidio, Perisic. Ranocchia e Pirola fanno numero in mezzo nell’assedio finale dello United, permettendo a D’Ambrosio di avanzare nel ruolo di quinto di sinistra. Barella si fa notare per un intervento dei suoi, sradicando un pallone e facendo ripartire i compagni in contropiede, mentre Borja Valero cerca di mettere un po’ di ordine davanti alla difesa nella fase più caotica per il gioco dell’Inter, invece Joao Mario entra negativamente sul tabellino dei colpevoli per la marcatura superficiale sull’autore del gol appena entrato. Poco da dire su Agoumé, costretto a sacrificarsi da esterno destro a tutta fascia, ovviamente fuori ruolo per un mediano come lui. La prestazione di Perisic da attaccante puro si fatica a commentare dato che lo United non rischia mai in difesa, infine Colidio fa presenza nei minuti finali con qualche corsa a vuoto finalizzata a mettere in mostra l’impegno, non la qualità richiesta da Conte.

CONSIDERAZIONI – Non buona la seconda, la prima della tournée asiatica. La prestazione dell’Inter contro lo United lascia a desiderare, ma non in maniera allarmante: la squadra schierata da Conte può solo difendersi, perché il 3-5-2 senza attacco (in pratica un 3-5-0), addirittura con un terzino al posto di un’ala a centrocampo (Dalbert promosso titolare a sinistra anziché Perisic), non possiede le caratteristiche tecnico-tattiche per impensierire il più presentate United, atleticamente più avanti nella preparazione (la Premier League inizia due settimane prima della Serie A) e fisicamente di un’altra categoria. Non c’è partita in mezzo al campo, eppure l’Inter regge facendo densità: più quantità che qualità, certo. Detto dell’attacco nullo, che motiva le zero occasioni da gol avute su palla attiva, i progressi della difesa a tre fanno ben sperare Conte, in attesa dell’arrivo di Godin dalle vacanze. Veder perdere appena 1-0 un’Inter dimezzata dagli indisponibili (Godin, Lazaro, Asamoah, Vecino, Politano e Lautaro Martinez tra gli attuali titolari, per Barella solo il debutto nella ripresa) e privata di almeno un paio di titolari dal mercato (Nainggolan e Icardi vanno sostituiti a priori, anche Perisic rischia) può essere visto quasi come un messaggio positivo, eppure questo United non è certo una corazzata… C’è tanto da fare, inutile infiammare le polemiche: Conte deve lavorare, però qualcuno deve metterlo nelle condizioni di farlo con una rosa all’altezza della situazione. Manchester United-Inter è stato un buon allenamento per chi è riuscito a scendere in campo, chissà ci saranno novità nelle prossime ore prima di ospitare la Juventus a casa Suning… Intanto, prima sconfitta che non fa male né bene all’Inter: amichevole che non serve (quasi) a nessuno.

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