Analisi tattica

Inter-Shakhtar: Conte game over in Europa, Eriksen in soli 10′ è il migliore

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L’Inter abbandona l’Europa con un pareggio casalingo. Uno 0-0 che non si sarebbe sbloccato nemmeno dopo tre giorni. Conte prepara la partita “a memoria” senza modificare nulla e quando modifica è troppo tardi. Solo l’ingresso di Eriksen dà una minima speranza di trovare la rete, ma non c’è tempo. Gira tutto male, perfino Lukaku. Ecco l’analisi tattica di Inter-Shakhtar Donetsk

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare lo Shakhtar Donetsk in Champions League: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Hakimi, Barella, Brozovic, Gagliardini, Young; Lukaku, Lautaro Martinez.

Inter-Shakhtar Donetsk formazione iniziale

MODULO – Tutto confermato rispetto alle ultime uscite, perché il 3-5-2 è l’unico sistema di gioco che può “sopportare” questa Inter a ranghi ridotti. Non ci sono cambi in nessun reparto, logico evitare stravolgimenti e cercare di fare la partita come sempre.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Lo Shakhtar Donetsk schierato a specchio è una sorpresa per l’Inter di Conte, ma il 3-5-2 ucraino è perlopiù un 5-3-2 che ha come unico obiettivo di difendersi dagli attacchi nerazzurri. Al 7′ clamorosa traversa di Lautaro Martinez su assist di Barella da destra. Il carburante di Barella dura poco più di un quarto d’ora, perché successivamente gioca con il freno a mano tirato e sbaglia troppo (contrasti e passaggi). La partita è comunque a senso unico. Si gioca esclusivamente a destra, dove Hakimi spinge e rientra puntualmente, cercando il triangolo proprio con Barella. A sinistra Young completamente avulso dal gioco. Il primo tempo termina 0-0: ospiti innocui, eppure non si riesce ad affondare.

SECONDO TEMPO – La ripresa come spesso accade si apre senza modifiche. E come accade sempre dopo un’ora cala drasticamente il ritmo in mezzo al campo, dove l’Inter inizia a soffrire la freschezza degli ospiti. Gli ucraini alzano il proprio baricentro, la squadra di Conte viene annullata. Al 68′ primo cambio per l’Inter: fuori Young, dentro Perisic. Assetto più offensivo sulla sinistra. La differenza si vede in fase di spinta, ma dietro si inizia a ballare troppo. Al 75′ secondo cambio per Conte: fuori Gagliardini, dentro Sanchez. Il cileno si piazza alle spalle delle punte nel 3-4-1-2. La soluzione viene incontro all’anonima prestazione di Lukaku lontano dall’area di rigore, sebbene Sanchez non riesca a cambiare inerzia alla manovra come nelle precedenti occasioni. All’85’ triplo cambio finale per l’Inter: fuori Bastoni, Hakimi e Lautaro Martinez, dentro D’Ambrosio, Darmian ed Eriksen. L’Inter termina la partita con un 3-4-1-2 disordinatissimo (come da immagine sotto allegata). Tutti attaccano, nessuno difende. Skriniar, anche cambiando lato, da solo regge la baracca per quasi 100′ davanti ad Handanovic, peccato che i compagni (portiere incluso!) non riescano a trovare la rete-qualificazione. Il secondo tempo termina 0-0: l’Inter lotta con poca esperienza e qualità contro il tempo, ed è fuori.

Inter-Shakhtar Donetsk formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Gira tutto male e basta poco per capirlo, ma ci si aspettava una prestazione super dal leader della squadra che invece si è visto solo al posto sbagliato nel momento sbagliato: Lukaku. Il centravanti belga in genere non ha bisogno di segnare per essere da sufficienza piena, anche di più. Stavolta però non ne azzecca una. Dà sempre l’impressione di fare la scelta sbagliata, anche quando avrebbe l’occasione di essere devastante in contropiede. Il gol “negato” a Sanchez riassume alla perfezione la serata, in perfetto stile Colonia (finale di Europa League). Ci sarà tempo e modo di farsi perdonare, ma la crescita individuale e di squadra passa anche da questi appuntamenti. Non si possono fallire più così. L’Inter di Conte può aggrapparsi solo a lui, che in questo caso appare distratto e irriconoscibile, oltre che stanco. E invece non incide. Negligente.

COMMENTO – Game over a San Siro. L’Inter è fuori dalla Champions League. Fuori dall’Europa League. Da tutto ciò che riguarda il campo internazionale. Inter-Shakhtar Donetsk è l’ennesimo dramma sportivo nerazzurro iniziato male e finito peggio. Se Conte doveva dimostrare qualcosa a qualcuno, ci è riuscito benissimo. Anzi, malissimo visto l’esito. La formazione iniziale con Barella titolare anche se a mezzo servizio è servita a reggere lo 0-0. Poi sono arrivati i cambi. Conservativi. Tardivi. Le solite staffette che non cambiano nulla al prodotto. Il gol di confusione non è arrivato. E fa ridere nervosamente notare che la cosa migliore della serata è la prestazione di Eriksen, entrato solo all’85’ e unico vero pericolo offensivo per la porta dello Shakhtar Donetsk. Il centrocampista danese entra con il piede caldo. Finalmente arrivano tiri dalla distanza e calci d’angolo battuti sulla testa dei compagni, per quanto possibile. Facile essere il “migliore” quando i tuoi compagni di squadra non riescono a fare nulla di concreto per cambiare il corso della storia, vero Eriksen? Conte ha fatto la sua mossa prima bocciando l’ipotesi Eriksen titolare e poi inserendolo a partita ormai finita. Non c’è molto da dire. Pareggiando hanno perso tutti. Ha perso l’Inter. Anche se forse per Conte il piano C è il “paracadute” ideale per raggiungere il suo scopo. Da febbraio 2021 l’Inter sarà impegnata solo in Italia, a differenza delle altre grandi squadre di Serie A: vincere lo Scudetto per Conte diventa il minimo per non dover tornare a parlare di fallimento su tutta la linea, ma l’eliminazione dall’Europa è una macchia troppo sporca per passarci sopra (più della gestione Eriksen). Ora bisogna “fare il bene dell’Inter”, davvero però.

Pubblicato da
Andrea Turano

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