Inter-Milan: Conte vuole vincerla con le sue idee ma è un concorso di colpa
CONSIDERAZIONI POST-PARTITA
PROTAGONISTA – Conte gli affida il centrocampo pensando di far bene a puntare sul suo dinamismo e soprattutto sacrificio, invece delude più di tutti: Brozovic. Non ci sarà mai la controprova, ma se l’Inter avesse giocato con il vertice di centrocampo invertito (non quello alto, bensì quello basso) forse anche il croato avrebbe fatto meglio. E invece no. E non ci sarà la controprova nemmeno sulla partita giocata con Eriksen trequartista e Barella mediano al posto del numero 77. Nel post-partita è sbagliato ragionare con i “se” e i “ma”, eppure si è visto fin dal primo minuto che qualcosa non stava funzionando. E quel qualcosa, ancora una volta, si chiama Brozovic. La mediana dell’Inter è una prateria in cui i giocatori del Milan non devono neanche sforzarsi per fare densità, basta lanciare palla verso Ibrahimovic e ci pensa lo svedese. I rossoneri si difendono in dieci e possono salire spalle alla porta, i nerazzurri non si compattano nei reparti. E Brozovic balla più di tutti, senza una zolla di campo in cui effettuare qualche giocata utile. Irritante.
COMMENTO – Derby perso in tre tempi per l’Inter. Il primo, quando Conte schiera il “miglior undici possibile” dopo le sei positività al Covid-19 (otto indisponibili) optando per Eriksen unico escluso. Quindi preferendo Brozovic titolare e Barella “trequartista”. Senza difesa e con due esterni di spinta, praticamente si è lasciato al Milan ogni modo per aprire e chiudere la partita prima che il 3-4-1-2 nerazzurro iniziasse a capire in che modo giocare. Preparazione della partita praticamente nulla OK, ma approccio pessimo alla gara. Il secondo, quando l’Inter spreca le buone occasioni che crea, sfruttando malissimo gli svarioni del Milan (che dura meno di mezz’ora, poi gestisce). E gli unici due subentrati non fanno cambiare marcia, anzi. Il terzo, quando l’arbitro Mariani “coadiuvato” dal VAR può decidere di fare ciò che vuole – ad esempio non espellere Kessié per doppio giallo, confermare il rigore su Lukaku anziché inventarsi il fuorigioco dello stesso e non fischiare punizioni cruciali -, ma la società decide di restare in silenzio prima, durante e dopo. Tranne Conte, che è vittima di se stesso e di un ambiente che non lo spalleggia al 100%. Perché Conte vuole vincere e forse è davvero l’unico a battersi per far sì che ci riesca. Tornando a parlare solo ed esclusivamente di tattica, la scelta Barella trequartista non solo non paga, ma stona totalmente con la decisione di schierare Eriksen in quel ruolo solo per un quarto d’ora, prima di arretrarlo per far spazio al tridente. Stavolta si può dire che Conte ci ha visto male nonostante il danese sia entrato con la grinta sotto i piedi, dando quindi “ragione” al tecnico per l’esclusione. Peccato Brozovic abbia fatto anche peggio, giocando oltre il doppio dei suoi minuti (69′ vs. 28′). Le colpe sono di tutti: allenatore, giocatori, società e ovviamente arbitro. Per affrontare una stagione del genere, già difficile per motivi ben più seri che quelli calcistici, bisogna compattarsi. E oggi all’Inter ognuno prova ad andare avanti con le proprie idee. Spesso sbagliando. A Conte è andata male con la sua: chissà nelle prossime occasioni si vedrà finalmente un’Inter unita, con il “miglior undici possibile” davvero in campo… quindi con Barella nel suo ruolo ed Eriksen titolare nel suo (possibilmente da mezzala nel 3-5-2).