Analisi tatticaPrimo Piano

Inter-Getafe: Bastoni interrompe la “sottomissione”, Eriksen finalmente mezzala

L’Inter riprende la sua corsa in Europa come l’aveva lasciata. Il 2-0 in terra tedesca mette in evidenza la crescita mentale della squadra allenata da Conte, che sa quando e come colpire. Le firme sono di Lukaku ed Eriksen, quest’ultimo appena entrato e subito in gol (nel “nuovo” ruolo). Bastoni fa la differenza non solo per l’apporto in fase difensiva. Ecco l’analisi tattica di Inter-Getafe

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Getafe: Handanovic; Godin, de Vrij, Bastoni; D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Gagliardini, Young; Lukaku, Lautaro Martinez.

Inter-Getafe Formazione ufficiale
Inter-Getafe Formazione ufficiale

MODULO – Nessuna sorpresa, Conte schiera esattamente l’Inter vista a Bergamo. Stessi giocatori, stesso 3-5-2, stesse richieste tattiche. Prima copertura (5-3-2) e poi spinta (3-3-4) grazie ai due esterni “bassi” schierati larghi nel centrocampo folto.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Partita fisica già dalle prime battute con gli spagnoli aggressivi oltre ogni aspettativa. Nella prima mezz’ora solo Getafe in campo, l’Inter subisce il pressing ma senza scomporsi. L’impressione è che l’Inter sia costretta a farsi chiudere per far scaricare a livello energetico la squadra spagnola, più euforica del previsto. Qualche errore di troppo in costruzione, praticamente nulla. Al 33′ Bastoni lancia Lukaku, che di potenza prende posizione e tempo per superare in diagonale il portiere spagnolo. Il vantaggio nerazzurro arriva nel momento ideale per frenare l’esuberanza del Getafe, ora costretta a rincorrere. La prestazione dell’Inter continua con il solito canovaccio che prevede Lukaku spalle alla porta per far salire tutta la squadra nelle ripartenze. Il primo tempo termina 1-0: il cinismo dell’Inter sotto porta smentisce pure i dati sul possesso palla e sui tentativi in zona gol.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre senza cambi ma cambia da subito l’approccio in campo, perché è l’Inter a mantenere il possesso palla e cercare il raddoppio. Questo atteggiamento non dura molto, infatti dopo un’ora di gara l’Inter non ne ha più e si chiude in difesa tornando a subire l’aggressione spagnola. In seguito al calo fisiologico rispetto alla prima mezz’ora, le forze fresche entrate a gara in corso rimettono in gioco il Getafe. Al 70′ primo cambio per l’Inter: fuori Lautaro Martinez, dentro Sanchez. Solita staffetta a supporto di Lukaku. Al 75′ il VAR assegna un rigore per fallo di mano di Godin, ma Molina calcia fuori dagli undici metri. Crolla drasticamente il ritmo dell’Inter, soprattutto in mezzo al campo. All’82’ secondo cambio per Conte: fuori Brozovic, dentro Eriksen. Il danese si piazza sulla trequarti nel 3-4-1-2 finale. Ed Eriksen va subito in gol all’83’, finalizzando un’azione iniziata da una sua apertura su D’Ambrosio. All’85’ ultimo cambio per l’Inter: fuori D’Ambrosio, dentro Biraghi. In realtà, dopo il riposizionamento post-raddoppio, Eriksen si muove da mezzala destra con Barella più basso (come da immagine sotto allegata, ndr). Nel finale si gestisce il vantaggio. Il secondo tempo termina 2-0: l’Inter stacca il pass per i quarti di finale eliminando un avversario tecnicamente non all’altezza ma atleticamente e tatticamente fastidioso come pochi in Europa.

Inter-Getafe Formazione finale
Inter-Getafe Formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Ci ri-siamo e non può più essere un caso, se Conte lo considera titolare inamovibile c’è un motivo: Bastoni. Il classe ’99 azzurro “costringe” Godin a cambiare nuovamente ruolo dopo il difficile adattamento sul centro-sinistro e, soprattutto, retrocede Skriniar nelle gerarchie. E mentre lo slovacco segue le partita dalla panchina, Bastoni da terzo mancino permette ad Handanovic di chiudere la quinta partita consecutiva senza subire gol. Certo, questo significa poco per via degli episodi… Ma i gol no. Bastoni mette la propria firma sull’assist per l’1-0 di Lukaku con un lancio taglia-difesa nel primo tempo e prova a ripetersi nella ripresa, lanciando Eriksen che crea i presupposti per l’azione del 2-0. Non solo difesa e palla a terra, quindi. In pratica servono due iniziative del numero 95 nerazzurro per interrompere il monologo del Getafe che costringe l’Inter a subire l’aggressione per non rischiare eccessivamente. Costruttore.

COMMENTO – L’Inter doveva reagire dopo le chiacchiere degli ultimi giorni e ci riesce proprio con il marchio del suo allenatore. Lo ripetiamo da qualche settimana, quella che va in campo è un’Inter volutamente brutta. E quella vista contro il Getafe, soprattutto nella prima mezz’ora di gioco e nel quarto d’ora che precede il raddoppio, è addirittura bruttissima. Inter-Getafe è la dimostrazione che la tecnica in Europa fa la differenza ma sarebbe nulla senza la testa. L’Inter sa subire e ripartire. La manovra non è pulitissima ma quando arriva nella metà campo le serve poco per andare in gol. Quindi sa costruire e colpire. Così segna due reti che potevano essere quattro. Ed è qui che bisogna creare ancora: errori sotto porta come quelli di Lukaku e Sanchez non sono più perdonabili dai quarti in poi. Per quanto riguarda la quinta partita consecutiva terminata senza subire reti (grazie all’episodio del rigore sbagliato…), bisogna sottolineare sia un paio di interventi di Handanovic sia dei centrali. Bisogna ripartire. Rivedibile il centrocampo, dove Barella non può continuare a correre no-stop per 100′ nel tentativo di coprire le lacune tecnico-tattiche dei compagni. E forse è questo il vero spunto tattico della serata: esce il “regista” Brozovic, Barella si piazza davanti alla difesa ed entra Eriksen con il compito di fare la doppia fase di gioco da mezzala. Una soluzione vista solo nello scarso quarto d’ora finale ma riproponibile nella prossima uscita, magari già dall’inizio… Eriksen da mezzala può dare molto di più che da trequartista, perché le richieste tattiche di Conte – finalizzate più alla distruzione del gioco altrui che alla costruzione del proprio – possono stimolare il danese più nel ruolo “alla Gagliardini” che “alla Borja Valero”. Un giocatore così tecnico in Europa può fare la differenza anche da fermo, figuriamoci se inizia a macinare chilometri con la continuità richiesta da Conte. Lunedì l’appuntamento con i quarti di finale, poi chissà: l’Inter di Conte punta a concludere la stagione con un trofeo. Il gruppo nerazzurro per ora c’è, le vacanze possono aspettare.

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