Analisi tattica

Inter-Fiorentina: Conte senza difesa a 3, la ribalta a 4 con i “veri titolari”

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CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Se entri sul 2-3 e la partita termina 4-3 anche e soprattutto grazie ai tuoi assist, non ci sono dubbi su chi è il migliore: Sanchez. Al cileno basta poco più di un quarto d’ora per ricordare all’Inter perché ha deciso di investire un’importante cifra (a livello di ingaggio, essendo arrivato a costo zero…) su di lui. E gli serve poco più di un minuto per mandare in porta Hakimi (assist per Lukaku) e D’Ambrosio (gol-vittoria). Dai piedi di Sanchez passano il gioco e il ritmo che non si sono visti fino a quel momento nel ruolo di trequartista. O almeno non in maniera così concreta. Perché Eriksen manda in porta i compagni ma senza sbattersi troppo dal punto di vista della corsa. Invece Sensi non ha tempo di essere decisivo da “10”, meglio dietro ad apportare qualità in un reparto di enorme quantità. Un bel messaggio per Conte, che deve iniziare a ragionare sul fatto che ha in rosa un fantasista più che un attaccante di scorta. Provvidenziale.

COMMENTO – Chi ha letto la formazione titolare dell’Inter prima dell’inizio della partita avrà pensato a un undici di buona qualità ma con qualche incognita nei reparti, attacco escluso. Leggendo la panchina a disposizione di Conte, invece, esce una squadra piuttosto forte per starsene seduta 90′. Così, su due piedi: Radu; Skriniar, Ranocchia, Pirola; Hakimi, Vidal, Nainggolan, Dalbert; Sensi; Sanchez, Pinamonti. E Gagliardini ad allenarli, se servisse! Non è un caso che gli ingressi di Hakimi e Sensi prima, Vidal e Nainggolan poi, ma soprattutto Vidal, cambiano la partita. E fanno cambiare modulo a Conte, che alle 20.45 schiera un azzardoso 3-4-1-2 senza avere l’elemento tecnico-tattico più decisivo per impostare la difesa a tre, de Vrij. E quando passa alla difesa a quattro, i terzini (Hakimi e Kolarov) riescono ugualmente a fare la differenza nonostante la coppia centrale D’Ambrosio-Bastoni. Il resto si è visto benissimo in campo. Poca corsa, grinta e inventiva. Tutte aggiunte nella ripresa dai “panchinari”. Che poi… panchinari chi? Hakimi sulla destra è devastante, sarà titolare fisso. Sensi se sta bene è la prima scelta di Conte per raccordare i reparti. Vidal è probabilmente l’unico sicuro di giocare sempre, ovunque serva. Nainggolan (se resta) è il suo alter ego. E Sanchez non è rimasto per fare il jolly ma per prendersi una maglia da titolare in avanti. Anche costringendo Conte a cambiare modulo, perché il tridente “1+2” finale non può sposarsi con il centrocampo “2+1” iniziale, su cui il tecnico lavora da tempo. Il mercato può e deve aiutare Conte a completare la propria rosa, che nella prima uscita stagionale non ha perso tempo a evidenziare le sue lacune. In particolare quella storica legata a una leadership nulla che parte dall’alto, precisamente tra i pali, dove Handanovic non fa assolutamente nulla per evitare il tracollo in tre occasioni su tre. Squalifica a parte, manca un centrale destro titolare, magari più concentrato a limitare le avanzate di Ribery anziché dover segnare il gol-vittoria. Perché se la partita finisse 3-2, vinceresti ugualmente… Il centrocampo va costruito con Vidal nel motore, ma chi li lancia Hakimi e Perisic sulle fasce? L’idea di invertire le posizioni del terzetto in mezzo non può essere esclusa a priori. Eriksen deve svegliarsi sì, ma forse non per fingere di fare il trequartista. E soprattutto deve farlo Brozovic, perché – così come Skriniar – all’Inter non serve né un titolare discontinuo né un panchinaro senza stimoli. Anzi, è proprio la panchina motivata il vero segreto della nuova Inter di Conte: Sanchez e compagni ribaltano la Fiorentina perché sanno di essere i “veri titolari” della squadra nerazzurra, quelli chiamati a fare la differenza quando i compagni si complicano la vita. Che lusso.

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