Analisi tattica

Inter-Fiorentina: Barella tiene il ritmo, Eriksen “solo” il gioco. Troppi sprechi

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Un’altra occasione persa dopo Roma. L’Inter non va oltre il pareggio ed è un punto che non modifica nulla in classifica. Solita prestazione che va a scemare nella ripresa, soliti errori nell’ultimo passaggio e in finalizzazione. La prestazione generosa di Barella è la risposta che cerca Conte. Bene anche Eriksen, che cresce dopo le critiche (esagerate). Ecco l’analisi tattica di Inter-Fiorentina

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare la Fiorentina: Handanovic; D’Ambrosio, de Vrij, Godin; Candreva, Gagliardini, Barella, Young; Eriksen; Lukaku, Sanchez.

Inter-Fiorentina formazione ufficiale

MODULO – Le modifiche preannunciate da Conte non vanno oltre i due terzi di difesa, di fatto è la solita Inter che però rimette Eriksen nel suo motore. Il danese trova spazio nel 3-4-1-2 ed è l’unico centrocampista in costruzione, avendo optato per la mediana di rottura. E chissà che non sia uno spoiler del 2020/21, sebbene prima ci sia da organizzare la spedizione tedesca in Europa.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Il primo dettaglio tattico è proprio sulla linea mediana. Gagliardini inizia sul centro-destra con Barella alla sua sinistra: inversione rispetto alle ultime uscite, di nuovo. Conte vuole sperimentare i due mediani con il piede opposto. Per il resto, le azioni create vengono vanificate dai tocchi di Candreva, impreciso e spesso ritardante la giocata, oltre all’ottimo Terracciano tra i pali viola. La manovra nerazzurra è lenta ma ragionata, come in occasione del palo di Lukaku di testa al 18′ su geniale intuizione di Eriksen. Al 23′ primo cambio forzato dell’Inter: fuori de Vrij (infortunato), dentro Ranocchia. Ora è l’italiano a guidare la difesa a tre centralmente. Da sottolineare un paio di errori di Lukaku sotto porta. Nei minuti finali della prima frazione Conte inverte i due mediani, probabilmente per “sganciare” Gagliardini rispetto a Barella. Il primo tempo termina 0-0: poca fame sotto porta ma almeno non si rischia nulla dietro.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre senza modifiche ma con il piede sull’acceleratore. Al 50′ Candreva segna in fuorigioco su cross dalla sinistra di Young, che perde il tempo della giocata vanificando l’assist. Poi al 52′ il palo di Sanchez su imbucata centrale fa disperare chiunque, ma i complimenti sono ancora per Terracciano. Il ritmo, già di per sé non elevatissimo, si abbassa e favorisce la Fiorentina, soprattutto in contropiede. Al 69′ triplo cambio per l’Inter: fuori D’Ambrosio, Candreva e Sanchez, dentro Bastoni, Moses e Lautaro Martinez. L’italiano si posiziona sul centro-sinistra, Godin si sposta sulla destra. Cambia ben poco nell’assetto. Al 76′ quinto e ultimo cambio per Conte: fuori Gagliardini, dentro Brozovic. Il croato si piazza sul centro-sinistra (come da immagine sotto allegata, ndr), facendo praticamente la mezzala visto che Eriksen gioca molto più basso. La posizione del danese è condizionata dalla necessità di costruire dal basso, solo che non tutti collaborano. Il secondo tempo termina 0-0: qualche leggerezza di troppo dietro e stessa superficialità davanti, pareggio “cercato”.

Inter-Fiorentina formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – All’Inter nell’ultimo periodo è mancato l’unico vero incontrista a disposizione di Conte: Barella. Il recupero post-infortunio è ormai completo, come dimostrato dalla prestazione offerta. Tanta corsa e nessuna paura. Conte panchina Brozovic pur di schierarlo di fianco all’inamovibile Gagliardini e il numero 23 ripaga. In fase di copertura e addirittura in fase di spinta. Nel primo tempo va quasi vicino al gol. Su di lui il fallo da rigore (non fischiato) che avrebbe potuto far cambiare il risultato nella ripresa. La generosità nel finale quasi costa il gol all’Inter, ma è il prezzo da pagare quando hai un solo giocatore che corre per tutti dall’inizio alla fine. Non è nemmeno un problema di lucidità sulla lunga distanza quanto di statistica. Ritmi insostenibili per tutti, compagni e avversari. Conte metterebbe la firma per avere undici Barella in campo, o almeno nove più uno in grado di parare e l’altro di segnare. Infaticabile.

COMMENTO – Il ritmo in casa Inter è elevato solo quando la palla e/o l’avversario arriva in zona Barella. I compagni non si adeguano, anzi. Il gioco però c’è solo se la palla passa tra i piedi di Eriksen, che gira ma dura un tempo. Lukaku versione pasticcione non si regala nemmeno il gol di testa su assist perfetto del danese. La partita poteva cambiare in quel momento, già nel primo tempo. Invece è un continuo calo che porta allo 0-0, quasi dovendo ringraziare Handanovic per l’unico pallone toccato. L’Inter non soffre la Fiorentina, solo che un pareggio così poco convincente non va mai bene. Nemmeno in un’amichevole estiva, come sembra. Creare occasioni senza trovare la rete alla lunga diventa un problema. Un problema di cattiveria (poca). Tornare al terzo posto, dietro l’Atalanta, complica il finale di stagione. Perché è vero che arrivare secondi, terzi o quarti non cambia nulla una volta staccato il pass per la Champions League, tanto lo scudetto resta utopia. Ma alleggerire la tensione prima della partita di Bergamo, che precederà la gara secca contro il Getafe, è un dovere. All’Inter è rimasto l’obiettivo Europa League, a cui prepararsi nei prossimi 270′ di Serie A. Qualche altro test andrà fatto, possibilmente senza rischiare (vedi de Vrij…). E ricordandosi che questo non è calcio competitivo, bensì un qualcosa di forzato. Conte nelle prossime tre partite continuerà a fare turnover parziale ma è impensabile non puntare a terminare il campionato sopra l’Atalanta. Questione di mentalità, bisogna essere più ambiziosi.

Pubblicato da
Andrea Turano

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