PROTAGONISTA – Affidarsi agli uomini giusti è fondamentale nella preparazione di una partita, ma se tradiscono è un problema, come nel caso odierno con il regista: Brozovic. Conte stavolta punta sul vertice basso, preferendo il 3-5-2 al 3-4-1-2. E come perno davanti alla difesa sceglie il croato. Inutile sottolineare nuovamente la negatività della sua prestazione. Non in senso assoluto, sia chiaro. Ma Brozovic davvero non riesce a fare la differenza in cabina di regia. E non basta macinare chilometri se da mediano non vengono portati a termine i compiti principali. La discontinuità è nota da tempo, preoccupa l’atteggiamento molle di questo periodo. Infatti sbaglia tutti i calci da fermo. Angoli e punizioni, anziché essere occasioni da gol, diventano sprechi su sprechi. In tre mesi sembra essersi trasformato in un altro tipo di giocatore. Non più inserito nel progetto. L’Inter di Conte si è ribaltata, anche per colpa sua. Impalpabile.
COMMENTO – Skriniar al posto di Godin (ceduto in estate) in difesa. Darmian al posto di D’Ambrosio (entrato nella ripresa) sulla fascia destra. Vidal al posto di Gagliardini (fino a stamattina in dubbio causa tampone incerto) a centrocampo. Sanchez al posto di Lukaku (appena rientrato dopo l’infortunio e in campo nel finale) in attacco. Sono queste le quattro modifiche fatte da Conte a distanza di poco più di tre mesi da Atalanta-Inter, 0-2. Una per reparto. E infatti la musica non cambia. L’Inter gioca meglio ed è una delle poche squadre a mettere davvero in difficoltà un’Atalanta già in difficoltà per altri motivi. Purtroppo, però, quest’Inter non riesce a segnare. Quindi è la sola assenza di Lukaku a rendere innocua una formazione che costruisce e crea occasioni come nessun’altra. Ma subisce reti al primo tiro, come nel caso dell’1-1. Miranchuk addirittura segna il suo primo gol in Serie A al primo tiro della sua carriera italiana, al debutto. E allora qualcosa non va, tanto davanti quanto dietro. Conte durante e dopo la sosta dovrà mettere mano a questi problemi, perché così non si può andare avanti. Pur avendo recuperato la difesa a tre titolare a copertura di Handanovic, che al momento sembra l’anello debole del pacchetto, il centrocampo così impostato non fa filtro come dovrebbe. E Brozovic in regia fa più danni che cose buone. Impensabile impostare lì Eriksen? La coppia Barella-Vidal ai suoi lati dovrebbe garantire la doppia fase, soprattutto potendosi alternare con i recuperati Gagliardini e Nainggolan (oltre al numero 77 croato). E sicuramente il danese sull’1-1 avrebbe avuto più senso di Gagliardini (dietro) o Barella (a supporto delle punte). No comment sulle fasce, dove Hakimi e Perisic avrebbero potuto e potrebbero divertirsi. Invece Conte nel finale punta perfino su D’Ambrosio alto a sinistra anziché arretrare il numero 14 croato e inserire Pinamonti in attacco. C’è un evidentissimo problema nella lettura delle partite e di conseguenza nella scelta dei cambi da effettuare. L’allenatore dovrebbe rispondere di ciò. Ancora di più quando la squadra è stanca per le troppe partite ravvicinate, in cui hanno giocato sempre i soliti pur di non modificare di una virgola la filosofia impostata a inizio stagione. Ma adesso basta difendere questa idea, giustificando la mancanza di risultati con una crescita che non è quantificabile come dovrebbe essere. Ad agosto il ritorno al 3-5-2, dopo i tentativi con il 3-4-1-2, ha portato l’Inter da Bergamo a Colonia. Non sempre replicare le cose buone fatte in passato è la strada per il successo. A volte bisogna saper cambiare e rinnovarsi, nei tempi giusti. Dopo questa Atalanta-Inter è vietato sbagliare ancora: Conte disegni la sua “nuova” Inter post-sosta scegliendo i titolari dalla rosa praticamente al completo. Poi faccia parlare solo il campo.
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