Zhang non dice nulla di nuovo ma lo dice nel modo più allarmante per l’Inter
Zhang ha scelto la strada meno tortuosa per arrivare al cuore dei tifosi. Dire le cose come stanno senza utilizzare lo strumento della censura. E nemmeno quello della strategia comunicativa in tempi difficili per tutti, ma per qualcuno di più. L’Inter entrerà in una nuova (ri)dimensione con l’obiettivo di risolvere la sofferenza, che invece rischia di essere accentuata
SITUAZIONE NOTA – La chiarezza e la trasparenza del Presidente Steven Zhang sono ammirabili. Meno le strategie comunicative e sportive utilizzate per portare avanti il progetto Inter. Il numero uno nerazzurro, dopo mesi di silenzio, finalmente torna a metterci la faccia e la voce per fare il punto della difficile situazione finanziaria che grava sulla sua azienda. In questo caso sportiva, perché gli affari extra-calcistici della proprietà Suning interessano relativamente. L’Inter si ritrova a un punto di ri-partenza, come già noto dopo l’avvicendamento in panchina tra Antonio Conte e Simone Inzaghi (vedi editoriale). Zhang fa bene a dire che bisogna utilizzare un basso profilo dando priorità al lato economico, abbassando i costi e aumentando i ricavi? Sì. Fa bene a dire che si punta a ricavare i soldi mancanti dal mercato, ridimensionando gli obiettivi e allarmando i tifosi? No. Questo è il punto della discussione. Zhang non dice assolutamente nulla di nuovo, perché la situazione preoccupante in cui verte il calcio post-Coronavirus è noto. E la situazione specifica dell’Inter, più delicata di altre, non può migliorare con parole vuote e promesse fasulle. Peccato, però, che le dichiarazioni rilasciate in queste ore mettano il suo stesso Club in una posizione di debolezza nello stesso mercato in cui pensa di poter risolvere i problemi. La soluzione ai problemi risiede sempre nella strategia, ma qualcosa forse è andato storto.
FUTURO SOSTENIBILE – L’Inter oggi ha il diritto e il dovere di rimettere a posto la sua situazione finanziaria. Può farlo come meglio crede. Se necessaria una o più cessioni importanti, pazienza. Ma un top player te lo devono venire a strappare con la forza (della moneta), non lo devi accompagnare alla porta. Puoi vendere, non devi svendere. Così come può essere necessario un mercato nullo ma senza sacrificare nessun big, ad esempio. L’importante è che la chiarezza e la trasparenza siano seguite dai fatti. L’Inter, dopo aver vinto lo scudetto, non può ragionare sul “medio-lungo periodo” se ciò annullerà la possibilità di aprire un ciclo virtuoso. Il ciclo virtuoso si può aprire anche senza trofei (vedi Atalanta di Gian Piero Gasperini, ndr), purché proprietà, dirigenti, allenatore e giocatori siano allineati sulle stesse frequenze. Far passare il messaggio che qualcuno debba abbandonare la nave per fare un favore al bilancio aziendale, senza la possibilità di essere rimpiazzato adeguatamente, è un grido di allarme. Va bene il basso profilo, ma fino a un certo punto. Il salto di qualità comunicativo rispetto allo “schiacceremo tutti” è evidente. Ma anche il salto di qualità tecnico fatto dall’Inter negli ultimi cinque anni firmati Suning lo è. Tutte le scelte fatte sul mercato, anche quelle più dolorose, dovranno servire per rendere credibile il progetto tecnico post-Conte. Ma se il sogno “seconda stella” non può essere tale per l’Inter, anche rendere sostenibile un progetto economico nel calcio business non deve diventare un’ossessione. Per continuare insieme servono chiarezza e trasparenza, ma anche le strategie comunicative e sportive giuste. E vincere aiuta a vincere, sempre.