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UEFA, dettagli e novità dopo l’uscita dell’Inter dal settlement agreement

L’UEFA ha annunciato poco fa che l’Inter, dopo quattro anni di pena, è finalmente fuori dal settlement agreement. Il fair play finanziario resta, doveroso specificarlo, ma si tratta semplicemente di quello valido per tutte le squadre che partecipano alle competizioni europee: questo significa niente più restrizioni in lista UEFA per Champions League ed Europa League, ma non solo.

ERA ORA! – Quattro anni dopo l’Inter è finalmente fuori dal settlement agreement, e questa è la notizia migliore che potesse arrivare dall’UEFA. Come annunciato poco fa (vedi articolo) i nerazzurri hanno rispettato le direttive ed escono da tutte le restrizioni, avendo raggiunto gli obiettivi che erano stati stabiliti l’8 maggio 2015 (vedi dettagli), formalmente sotto la proprietà di Erick Thohir ma per un forte passivo di bilancio eredità dell’ultima parte di gestione di Massimo Moratti.

COSA CAMBIA – Le novità principali, a grandi linee, riguardano le sanzioni: non essendo più sotto settlement agreement l’Inter non deve più presentare una lista UEFA ridotta, come in questa stagione, e potrà nelle prossime stagioni registrare fino a un massimo di venticinque calciatori, compatibilmente con i paletti standard validi per tutti (minimo due portieri, almeno quattro tesserati per il club per trentasei mesi dai quindici ai ventuno anni e altrettanti tesserati – sempre per lo stesso periodo – nella federazione di appartenenza), non deve più essere costretta a escludere giocatori per rispettare il saldo acquisti/cessioni (quello che ha impedito di inserire Roberto Gagliardini, per fare un esempio) e soprattutto non rischia più ulteriori sanzioni per non aver rispettato gli accordi di quattro anni fa, sia a livello di trattenute dei premi UEFA sia a livello di ulteriori punizioni vere e proprie.

SPIEGAZIONE – Questo non significa che ora l’Inter potrà spendere qualsiasi cifra sul mercato: Suning dovrà comunque evitare il passivo di bilancio, con un massimo sforabile di trenta milioni di euro, ma il monitoraggio dell’UEFA sarà meno restrittivo (seppur con possibilità di immediata verifica, per esempio in caso di sessioni di calciomercato con un disavanzo di oltre cento milioni di euro) e, a livello generale, il break even è legato al triennio e non a specifici paletti da raggiungere nella singola stagione. Da ora il fair play finanziario non è più un “nemico” per l’Inter, ma una situazione che i nerazzurri condividono con tutte le altre società che partecipano alle competizioni UEFA. E ottenere la qualificazione in Champions League, magari già domenica a Napoli, porterà ulteriori ricavi e faciliterà la crescita della società.

Per informazioni più approfondite qui è disponibile il regolamento completo dell’UEFA (in inglese).

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