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Shakhtar Donetsk, i dogmi di Castro: possesso palla e fantasia al potere

Come giocheranno i prossimi avversari dell’Inter in Europa League? Lo Shakhtar Donetsk ha una filosofia di gioco molto precisa, incastonata in un 4-2-3-1 che i nerazzurri di Conte dovranno studiare a dovere. In ballo c’è una finale che potrebbe modificare il giudizio sulla stagione in corso

FILOSOFIA DI GIOCO – Lo Shakhtar Donetsk è una specie di club “ombra”: domina in patria, si piazza costantemente nelle prime 8/16 di una delle due competizioni europee, ma fino a quando non te lo ritrovi davanti fai fatica a ricordarti che esista. In realtà si tratta di una squadra estremamente peculiare, con una filosofia di gioco e di gestione finanziaria molto precisa (ne abbiamo parlato QUI). A livello tattico, l’Inter si troverà di fronte una formazione con idee tangenti a quelle del Bayer Leverkusen. Perfino nel modulo spregiudicato: un 4-2-3-1 che diventa 4-5-1 in fase di non possesso. Rispetto ai tedeschi, tuttavia, non ha paura di utilizzare il lancio lungo per uscire da situazioni scomode. Luís Castro, infatti, preferisce non forzare l’uscita palla a terra da dietro. Per il resto, la manovra si dipana grazie a 3 uomini chiave: Marcos Antonio, centrocampista centrale classe 2000, Alan Patrick, trequartista leggermente più attempato, e il capocannoniere Junior Moraes.

COSTRUZIONE – In ogni caso, la prima costruzione è affidata ai due centrali, Valeriy Bondar e Sergiy Krivtsov, che sfruttano i movimenti dei due centrocampisti centrali). I due titolari, in mezzo al campo, dovrebbero essere Marcos Antonio e Taras Stepanenko, barometro ed equilibratore, fondamentale per evitare che la squadra si sbilanci. I due centrocampisti offrono sempre uno sbocco ai due centrali, o ai terzini, creando triangoli sincronizzati con cui scambiarsi il pallone in prima battuta.

SPREGIUDICATI – Il portiere è il solito Andriy Pyatov, calciatore con più presenze nella storia dello Shakhtar Donetsk e capitano-simbolo di questo club. I terzini, piuttosto offensivi, sono Ismaily e Dodô. Ma è davanti che la squadra ucraina esprime tutto il suo potenziale. I quattro alle spalle del centravanti, Junior Moraes, ruotano a piacimento e in maniera fluida. In questa zona la filosofia dello Shakhtar è simile a quella del Bayer Leverkusen, nonostante la fase offensiva dei tedeschi dipendesse molto dalla luna (e dalla posizione) di Kai Havertz.

COMPATTEZZA – Nei quarti di Europa League, contro il Basilea, il portoghese Castro ha schierato il brasiliano Marlos a destra, Alan Patrick dietro l’unica punta Moraes e Taison a sinistra. La loro gestione degli spazi, in fase offensiva, potrebbe creare non pochi problemi ai difensori dell’Inter, che dovranno trovare il coraggio di pressarli oltre la trequarti esasperando l’uno contro uno. L’elastico difensivo dei nerazzurri, oltre all’aiuto delle mezze ali e dei quinti, ha funzionato bene contro il Leverkusen, anche in virtù di una rinnovata sincronia ed efficacia nel primo pressing. Contro lo Shakhtar Donetsk bisognerà arginare un attacco estremamente imprevidibile. Junior Moraes ha messo a segno 17 gol stagionali, tra tutte le competizioni, mentre i due esterni Taison e Marlos sono ancora fermi a 9.

DENTRO O FUORI – Si tratta di una squadra che non mette in piedi una pressione furiosa, ma ha una fase difensiva piuttosto passiva e a volte superficiale. Propone calcio e dialoga nello stretto ma non in maniera ossessiva come il Bayer Leverkusen. La grande velocità degli interpreti offensivi, e dei due terzini, consente anche di ribaltare l’azione velocemente. L’Inter dovrà mostrare la stessa applicazione messa in campo contro i tedeschi di Peter Bosz nei quarti. L’avversario ucraino è in un buon momento di forma e vanta una solida consapevolezza dei propri mezzi. I ragazzi di Antonio Conte sono chiamati ad abbattere l’ennesimo ostacolo verso la finale di Colonia. E dovranno farlo senza scendere a patti con le loro caratteristiche peculiari.

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