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Serie A (67%) senza idee ma con deadline UEFA e paradosso Coppa Italia

L’Italia del calcio vuole ripartire e per farlo è disposta a tutto. Anche a rinunciare a una competizione storica. La Serie A prende per buono l’ultimo “consiglio” dato dalla UEFA, pertanto la Coppa Italia è a serio rischio. Tutto ciò nonostante il campionato finora sia stato completato solo per 2/3 (67%), mentre la coppa sia già agli sgoccioli (96%)

DATE “EUROPEE” – La Serie A 2019/20 ha una data di scadenza ma non una di (ri)partenza. Il primo paradosso è servito. Perché la deadline è stata fissata dalla UEFA, non dalla FIGC. Il Campionato Italiano, così come gli altri campionati europei, deve terminare entro il 2 agosto. Solo in questo modo sarà possibile dedicarsi alle competizioni europee, visto che Champions ed Europa League devono essere completate senza se e senza ma. E hanno la priorità sui campionati nazionali, che possono anche non essere finiti. Basta indicare un vincitore, come fatto in Francia (Paris Saint-Germain campione). O meglio, una classifica che permetta di avere i piazzamenti nelle due coppe europee, come fatto in Olanda (Ajax primo ma non campione). Di fatto, anche la Serie A è sottomessa alle direttive UEFA. Il fatto che non ci siano tante idee su come fare per riprendere in mano la stagione e soprattutto portarla a termine si intuisce proprio da questa sottomissione. Non più solo una questione di gerarchie, bensì di credibilità dell’intero sistema.

COPPA SACRIFICATA – Dando per buona la possibilità di ripartire a metà giugno, con un calendario molto compatto (vedi focus), inventarsi il finale di stagione rischia di diventare l’hobby delle prossime settimane. Basta un ulteriore rallentamento, capace di far perdere l’ultima data utile per la ripartenza della Serie A, per far diventare realtà il secondo paradosso del calcio italiano: cancellare la Coppa Italia 2019/20 (vedi articolo). Tradotto: le date per le 124 partite mancanti del campionato le troviamo pure, ma quelle per le ultime 3 della coppa no. Che poi si tratta di due date, roba di tre giorni: prima le semifinali di ritorno (Juventus-Milan e Napoli-Inter) e poi la finalissima. C’è un trofeo storico in palio. Non c’è nulla da festeggiare, certo, ma qualcuno può “salvare” virtualmente la propria stagione mettendoselo in bacheca. Una volta accettato il protocollo per tornare in campo, trovare queste due date deve essere un obbligo morale per la FIGC. Ne va della credibilità di un’Italia in crisi e sottomessa all’Europa anche a tema calcistico.

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