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Quando i numeri di maglia nel calcio rappresentavano un ruolo ben definito

Alcuni numeri di maglia nel calcio hanno fatto la storia. Vuoi per chi ha portato un unico numero sulla schiena, vuoi per chi oggi non può nemmeno più indossare quella maglia. Gli esempi sono tanti, anche all’Inter, in cui alcuni numeri sono diventati iconici per motivi diversi

STORIA DEI NUMERI – Per la Generazione Z e la recente Alpha, cioè i nati dal ‘97 in poi, l’associazione calciatore-numero di maglia appare scontata. Non riuscirebbero a immaginare un Cristiano Ronaldo senza il 7 dietro la schiena o un Lionel Messi con un numero diverso dal 10 (prima di andare al Paris Saint-Germain…). Eppure, la scelta dei numeri è cosa recente nella lunga storia del calcio. Parliamo infatti di soli 27 anni fa. Della stagione 1995/96 per la precisione. Prima di allora i numeri in campo dovevano andare obbligatoriamente dall’1 all’11. E ognuno di essi rappresentava un ruolo ben determinato. L’1 apparteneva al portiere. Il 2 al terzino destro e il 3 al terzino sinistro. Al mediano (o mediano sistemista) destro il 4, al mediocentro (o centromediano metodista) il 5 e al mediano sinistro il 6. Il 7 all’ala destra e l’8 all’interno destro. Al centravanti il 9. Il 10 all’interno sinistro e l’11 all’ala sinistra. Ai più sembreranno numerazioni e ruoli strani. E in effetti sono figli del “Sistema WM”, nel quale i ruoli e le caratteristiche dei giocatori erano ben definiti e si applicava la marcatura a uomo a tutto campo. Roba di altri tempi! Ci vorrebbe un altro articolo per approfondire nel dettaglio. Consigliamo, per ulteriori curiosità simili sul calcio, una visita a scommesseconsigli.com, utile anche per le guide ai bookmaker ma non solo.

Viaggio nella storia dei numeri di maglia nel calcio

NON SOLO MARKETING – Dicevamo dei numeri di maglia preimpostati… Se pensiamo che nel lontano 1863, data della nascita del calcio, e fino al 1939 non si utilizzavano neanche i numeri in campo, possiamo solo immaginare quanti passi avanti sono stati fatti. C’è chi dice, in realtà, che non si tratta di passi avanti ma di mercificazione del calcio a favore del marketing e del personal brand. Come dargli torto? Cristiano Ronaldo fu il primo a lanciare il marchio CR7, acronimo del suo nome e del suo numero. E come lui altri calciatori hanno associato il numero di maglia a prodotti commerciali e attività di business. Per altri, invece, il numero di maglia rappresenta l’affermazione di sé all’interno della squadra. E, in alcuni casi, diventa un numero pesante da portare. Come il numero 10 della Roma, ad esempio, appartenuto a Francesco Totti per venti anni e vacante dal 2017. Nessuno, da Lorenzo Pellegrini a Paulo Dybala, ha voluto accollarsi una tale responsabilità. Arriverà il giorno in cui qualche coraggioso proverà a sostituirsi al “Pupone” dei giallorossi. E sarà un colpo al cuore per tutti i tifosi legati alle gesta del loro capitano.

La curiosa storia dei numeri di maglia anche all’Inter

NUMERI RITIRATI – Per evitare malori simili, alcune società preferiscono ritirare per sempre i numeri appartenuti a giocatori simbolo che hanno fatto la storia. Come il 10 del Napoli, appartenuto a Diego Armando Maradona, e quello del Brescia indossato da Roberto Baggio, come – tra le altre – all’Inter. O ancora il numero 11 del Cagliari in omaggio a Gigi Riva. E il 3 dell’Inter, appartenuto all’ex Presidente Giacinto Facchetti, e il 4 a Javier Zanetti, oggi Vice-President. Per la maggior parte dei nomi succitati il numero corrispondeva perfettamente alle caratteristiche tecnico-tattiche del possessore. Anche se con qualche eccezione, come abbiamo detto, data dalla personalizzazione. Prima del ’95, invece, il numero corrispondeva perfettamente alle caratteristiche del giocatore. E il giocatore stesso si identificava nel numero indossato.

Dalla tradizione simbolica al presente… bizzarro

TRA IERI E OGGI – Lo “Zio” Beppe Bergomi, al secolo Giuseppe Bergomi, ad esempio, indossò principalmente la numero 2, alternandola, anche in nazionale, con la numero 3, a indicare una propensione nel gioco difensivo esterno e una duttilità tale da renderlo schierabile sia sulla fascia destra sia sulla sinistra. Così come Sandro Mazzola, altro giocatore storico dell’Inter, che indossò principalmente la maglia numero 8 e numero 10 ricoprendo il ruolo di centrocampista tecnico con la propensione all’attacco. E ancora, Lothar Matthaus, pallone d’oro 1990, uno dei migliori registi di centrocampo di sempre con la capacità di muoversi tra attacco e difesa e, per questo, numero 6 agli esordi, numero 8 con il Bayern Monaco e numero 10 con l’Inter. Oggi i numeri hanno assunto tutt’altro valore. Sono scelti per questioni di marketing, di immagine, per scaramanzia o per affetto verso persone care. In alcuni casi, invece, vengono scelti per ragioni alquanto bizzarre. Come il 5 di Stefano Sensi con la Sampdoria (in prestito dall’Inter, ndr) e il 7 di Nani alla Lazio. O ancora, il 33 di Cristo con l’Udinese e il 44 di Fabio Gatti con il Perugia. Ricordate altri numeri di maglia curiosi o comunque particolari nella storia del calcio recente?

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