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Manchester City-Inter: Inzaghi, e se contro Guardiola servisse cambiare modulo?

Manchester City-Inter tecnicamente si preannuncia essere una partita spettacolare, magari anche tatticamente grazie al lavoro di Guardiola e Inzaghi. Una Finale di Champions League già presentata come il Davide italiano alla ricerca dell’impresa contro il Golia inglese. E allora perché non provare a prevedere gli effetti speciali? La storia insegna e può aiutare a Istanbul

INZAGHI VS. GUARDIOLA – Intendiamoci, Simone Inzaghi (vedi focus) non lo farà mai. Eppure in una partita simile, la più importante della sua carriera calcistica finora, ogni mossa può essere decisiva. Decisiva, quindi vincente. Soprattutto quando si tratta di una mossa a sorpresa. La domanda che ci poniamo è la seguente: e se per avere la meglio sul Manchester City di Pep Guardiola servisse cambiare modulo? Modulo significa sistema di gioco, di conseguenza la filosofia, i movimenti e le posizioni, non per forza gli interpreti. Guardiola tende a imporre il proprio gioco ma sa già che l’Inter di Inzaghi proverà a togliergli questo potenziale punto di forza. Lo stesso tecnico spagnolo, però, non si fa problemi a riadattarsi in base alle necessità. Il Manchester City è in grado di giocare a tre o quattro in difesa, a centrocampo con esterni altissimi o solo alti e in attacco con una o più punte. L’Inter no. L’unica speranza nerazzurra è ottimizzare il 3-5-2 inzaghiano, che sa essere camaleontico nello sviluppo della partita ma senza mai stravolgere la base tecnico-tattica. Questo potrebbe rivelarsi un punto di debolezza a Istanbul. Soprattutto perché, a differenza di Guardiola, Inzaghi in panchina non può pescare (altre) stelle. Opzioni ridotte significano scelte limitate. E tutto ciò si traduce in un concetto forse banale ma fondamentale: Inzaghi non può sbagliare la minima scelta dal 1′ e soprattutto quelle a partita in corso. Lasciando da parte la scaramanzia, la preparazione della Finale di Champions League (vedi focus) non preoccupa. Eventualmente la sua lettura in caso di “imprevisti” sì. Ed ecco che torna in auge la domanda del titolo. Come potrebbe cambiare l’Inter, adesso, Inzaghi?

Un’altra versione per Manchester City-Inter

SCELTE QUASI SCONTATE – Le ottime indicazioni arrivate da Torino-Inter (vedi analisi tattica) tolgono ogni dubbio sull’idea di Inzaghi. Il 3-5-2, che sa trasformarsi difensivamente in 5-4-1 con l’abbassamento degli esterni e offensivamente addirittura in 2-3-5 con l’avanzamento di un centrale difensivo, può ancora mutare. Da giorni si parla del ballottaggio tra Edin Dzeko e Romelu Lukaku in attacco ma nessuno pensa all’ipotesi di vederli entrambi in campo. Contemporaneamente. E se Joaquin Correa non fosse disponibile per Manchester City-Inter (vedi focus), Inzaghi dovrebbe ragionare su tre attaccanti non solo intercambiabili. Avere un solo cambio offensivo è un bel problema. Da non sottovalutare l’idea di aggiungere un centrocampista eclettico in più, come Henrikh Mkhitaryan, per provare a fare la partita contro i fuoriclasse di Guardiola. Così come quella di non banalizzare la staffetta a sinistra tra Federico Dimarco e Robin Gosens (vedi focus). Inzaghi potrebbe avere bisogno di entrambi per non soffrire la spinta inglese e allo stesso tempo impostare la manovra tanto centralmente quanto sulla fascia. E che dire dell’opzione Stefan de Vrij che, essendo in uno stato di forma invidiabile, si candida per essere più di un cambio ruolo per ruolo in difesa. L’Inter deve provare a fare la sua partita perfetta e ciò potrebbe voler dire dimenticare gli schemi rivisitati dopo l’infortunio di Milan Skriniar (vedi focus). Il jolly Matteo Darmian può trovare spazio tanto da terzo quanto da quinto destro così come sinistro. O addirittura da terzino a quattro, se servisse una difesa diversa.

Inzaghi vs. Guardiola sull’esempio di Mourinho

STRATEGIA BATTE CLASSE – Si torna quindi al punto della questione. Perché dover ragionare su un altro modo di giocare proprio nell’ultima partita stagionale? Semplice. Perché, per avere la meglio su Guardiola, bisogna sorprenderlo. Come fatto nel 2010 da José Mourinho al Camp Nou. In quel caso addirittura in inferiorità numerica, con un trequartista reinventato falso nove e due centravanti esterni di centrocampo a coprire i terzini. Dal gioco improduttivo al non-gioco produttivo. Spettacolo. Il Manchester City vorrà fare la partita come quel Barcellona. All’Inter potrebbe bastare non subirla e trovare immediatamente la verticalizzazione vincente. Inzaghi la pensa così. E Guardiola, studiando tutte le partite dell’Inter negli ultimi due mesi, lo sa. Stavolta l’allenatore spagnolo non si farà trovare impreparato. Sa già cosa aspettarsi da Inzaghi sia dal 1′ sia a partita in corso. Guardiola si aspetta il 3-5-2 inzaghiano e i tre blocchi di cambi ruolo per ruolo. Inzaghi, invece, non può permettersi di arrivare a Istanbul a carte scoperte. Imperdonabile.

O magari Manchester City-Inter in stile Conte?

FATTORE PIANO B – Inzaghi può ancora fare pretattica, portando avanti fino alla vigilia i due-tre ballottaggi già noti. Forse pure quattro. E può sempre modificare qualcosa, correggendosi nel caso in cui la partita non si mettesse sui binari giusti. Qualsiasi cosa farà a Istanbul, Inzaghi sa già di essere sotto la lente. Di Guardiola, dei tifosi interisti e della critica distruttiva. Proprio come Mourinho dopo la sconfitta della Roma in Finale di Europa League e il predecessore nerazzurro Antonio Conte (vedi focus). Un esempio non a caso, Conte. Uno di quelli che ha già saputo mandare in tilt il sistema guardiolano più volte. Quattro per la precisione. Due con il Chelsea e altrettante, più recenti, con il Tottenham. E sempre utilizzando il 3-4-2-1… Solo un caso, probabilmente. Non sarà figlio del caso, invece, il risultato a Istanbul: Inzaghi in Manchester City-Inter ha la grande occasione per dimostrare di non essere un numero due. E la Champions League passa dalla maniacale cura di ogni minimo dettaglio, che può voler dire pensare a un piano B anti-Guardiola pur con la consapevolezza di avere già il piano A come punto di forza.

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