Lukaku doveva dimostrare qualcosa in maglia Inter e lo sta facendo
Romelu Lukaku ha cambiato marcia. Il belga doveva essere l’elemento centrale dell’Inter di Conte e negli ultimi mesi ha fatto un netto passo avanti, mostrando il suo potenziale.
RISPOSTA ARRIVATA – Nel lontano, almeno apparentemente, mese di ottobre ci chiedevamo quando e come Lukaku avrebbe preso in mano l’Inter dopo un inizio balbettante. Una richiesta in un certo senso naturale per il giocatore più costoso della storia nerazzurra. Qualcosa aveva mostrato, i numeri c’erano, ma chiaramente il belga doveva ingranare, trovare condizione, feeling con tutto un mondo nuovo. La “richiesta” di svolta veniva nella sosta post Inter-Juventus. Ben 14 partite dopo possiamo dire che che la risposta è arrivata. Piuttosto chiara pure.
I GOL – Il primo dato da citare è quello dei gol. Iniziamo dalla Serie A. Fino a Inter-Juventus Lukaku era a quota 3, tutti arrivati nelle prime 4 partite (contro Lecce, Cagliari e Milan), e in particolare si presenta alla sfida col Sassulo a secco da 3 gare consecutive. A partire dalla gara contro i neroverdi segna 6 gol in 4 partite. In totale, dal Mapei al Genoa, le reti sono 9 in 10 partite di campionato. Più un assist, ma solo perché altri non sono stati concretizzati: il numero 9 nerazzurri infatti è nella top 10 della Serie A per passaggi chiave, il migliore della squadra. In Champions fatica di più. Il suo score recita 2 reti in 4 partite, cui aggiungere due assist (chiaramente i due di quella che è la sua miglior prestazione in maglia Inter, contro lo Slavia Praga). In totale comunque parliamo di 14 gol, proprio quando gli si chiedeva un segnale. E quando la squadra ne aveva bisogno visti i molti infortuni.
LAVORO OSCURO – Ma la risposta di Lukaku è arrivata anche sul piano della leadership. Senza mai lamentarsi o trovare alibi il belga si è imposto come pietra angolare del gioco di Conte, aspetto in cui i gol sono solo la punta dell’iceberg. Abbiamo già citato la sua partecipazione al gioco con assist e passaggi chiave. I suoi 21,8 passaggi di media in assoluto non fanno aprire gli occhi (anche se il numero è zavorrato dai dati delle prime partite ed è in crescita), ma per una punta significano coinvolgimento. Higuain, per dire, sta a 21. Ci sono poi i palloni recuperati (200, unico attaccante nella top 15) che testimoniano abnegazione, disponibilità al sacrificio, lavoro oscuro per la squadra. Anche il fatto di giocare sempre (solo 4 minuti di campo saltati in Serie A da Inter-Juventus) lo conferma, oltre a far inutire un netto salto di qualità in termini di condizione fisica. Niente più acciacchi, una forma mediamente buona al netto di problemi di stanchezza. Non a caso è il migliore per rating secondo Whoscored. Un lavoro a 360°, non semplice né scontato, da esempio per tutti. Che è esattamente il motivo per cui Conte lo insegue da anni.
GRUPPO SOLIDO – Che il tecnico straveda per lui si sa, lo ha chiesto e ottenuto come elemento centrale della sua Inter. Quindi c’è da analizzare il rapporto con i compagni. In campo si fidano, lo cercano, si appoggiano a lui nel gioco. Sia nello sviluppo normale che quando vanno in apnea. Un chiaro riconoscimento delle sue qualità e del suo ruolo di leader. E le esultanze sono sempre collettive, persino coi panchinari. Poi ci sono i rapporti umani. I rigori lasciati a Lautaro Martinez e Sebastiano Esposito sono gesti di grande sensibilità, di puro altruismo, che cementano il gruppo, danno fiducia e stimolano. Visti da fuori poi rendono facile affezionarsi a questo gigante buono, anzi buonissimo. Insomma, Lukaku in queste 14 partite ha premuto sull’acceleratore, entrando nel mondo Inter e prendendosi la scena. Da qui inizia la sua vera avventura.