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La nuova Inter di Conte ha ancora i vecchi problemi visti con Spalletti

All’esordio in Champions League l’Inter di Conte ha saputo solo pareggiare contro lo Slavia Praga. Una prestazione preoccupante per un motivo in particolare: l’assenza di personalità.

UN PROBLEMA – Alla prima partita in Champions League l’Inter di Antonio Conte si è come arenata. Nelle prime uscite stagionali in Serie A la squadra aveva mostrato delle cose da registrare, ma sempre bilanciate da lati positivi, idee di lavoro, buoni propositi. Tutte cose venute meno nel pareggio con lo Slavia Praga, strappato giusto all’ultimo dopo una sofferenza lunga novanta minuti. Il tecnico nel post partita ha analizzato in modo molto critico quanto accaduto. Ma il punto da sottolineare è un altro: l’Inter è tornata a mostrare i limiti di personalità che ha da anni. Quelli, per intenderci, contro cui si è scontrato più e più volte Luciano Spalletti nei suoi due anni di regno nerazzurro.

GLI ANNI DI SPALLETTI – Sembra passato un secolo, ma il tecnico toscano fin dal suo arrivo all’Inter ha sempre battuto molto sul fatto che la squadra mentalmente andava ricostruita, quasi protetta. Perché da un momento all’altro poteva crollare. Troppo fragile, in tutti i suoi elementi. E infatti è successo, in modo più o meno puntuale: il primo anno contro l’Udinese in casa, con successivi due mesi di crisi di identità; nel secondo anno prima nelle partite di Champions contro Tottenham a Londra e PSV Eindhoven in casa, quando tutto sembrava perfino semplice, poi nell’eliminazione dall’Europa League, finendo con gli ultimi mesi di campionato. Le parole di Milan Skriniar nel post partita contro lo Slavia Praga riportano tutto il mondo nerazzurro alla stessa identica condizione: l’Inter ha ancora un problema di personalità.

STESSI UOMINI STESSO RISULTATO – Contro lo Slavia, lasciando perdere i dettagli tecnico-tattici, la squadra di Conte ha subito l’aggressione degli avversari. Non solo non ha saputo rispondere, ma è andata sempre più in crisi, non sapendo a cosa aggrapparsi. Un “panico” di 70-80 minuti, venuto meno solo nell’assalto finale all’arma bianca. Scena vista e rivista. Probabilmente non casuale se andiamo a vedere la formazione: esclusi Stefano Sensi e Romelu Lukaku l’Inter di Conte all’esordio in Champions era la stessa squadra che aveva Spalletti. Forse che abbia reagito allo stesso modo non è un caso. Né che nell’assalto finale abbia segnato Nicolò Barella, un elemento nuovo, mentalmente fresco.

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