La fase dell’accettazione: tutti si aspettavano due anni di Conte
Conte e l’Inter si sono separati. Un fatto che va accettato ed elaborato. Per farlo rivediamo le aspettative che c’erano alla sua firma.
ELABORARE IL LUTTO – Le fasi dell’elaborazione del lutto secondo la psicologia sono cinque. Il lutto in questione è chiaramente la separazione dell’allenatore campione d’Italia dalla squadra campione d’Italia. Conte dall’Inter. Per la prima fase, la negazione, c’è stata a malapena una mattinata di tempo. Quindi andiamo avanti veloce alla quinta. Che è quella dell’accettazione. O almeno proviamoci, gettiamo dei semi.
LA CARRIERA DI CONTE – La carriera di Conte dice che è un tecnico da esperienze brevi. Questione di carattere, si è sempre detto. Difficile gestire oltre il suo essere fumante, le sue asperità, certe sue lamentele. Quel desiderio bruciante di vittoria che lo anima è un motore impareggiabile per portare ai titoli, ma poi in un certo senso gli si ritorce contro. Il suo record di permanenza è di tre stagioni, vissute nella “sua” Juventus. Per poi andarsene in modo burrascoso letteralmente alla vigilia del ritiro della quarta. Dall’esperienza a Torino inizia la sua carriera “matura”, quella di tecnico vincente. Dopo ha vissuto due stagioni al Chelsea, due anni sulla panchina dell’Italia. E ora abbiamo una conferma anche all’Inter, per quanto forzata.
ASPETTATIVE E REALTA’ – Quando Conte ha firmato con l’Inter c’era un concetto diffuso. Quasi una certezza. Tre anni di contratto, ma due effettivi di permanenza. La sua scadenza consueta, come visto sopra. L’aspettativa era chiara, condivisa, accettata. Per quanto poi nel percorso sia diventato bello sognare, si è rivelata esatta. Tutto si è concretizzato in modo diverso rispetto alle abitudini della carriera del tecnico. Ma il pattern è stato rispettato. E anche le aspettative. Soprattutto per una cosa, che alla fine è la più importante: il campionato vinto.