Inzaghi, falsa partenza e un obiettivo insperato: eppure più in croce di altri
Inzaghi ha attraversato un momento di difficoltà a inizio stagione perdendo quattro partite nelle prime otto giornate di campionato, alle quali si è aggiunta poi la sconfitta con la Juventus. Inoltre la fase difensiva faceva (e a tratti fa) acqua da tutte le parti e il gioco semplicemente non si capiva quale fosse. Poi la vittoria con il Barcellona in Champions League ha ridato slancio al tecnico interista che ha centrato gli ottavi di finale in un girone complicato. Eppure si prosegue con commenti da due pesi e due misure
FALSA PARTENZA – Simone Inzaghi non è partito bene e questo è indiscutibile. L’Inter era tra le squadre favorite allo scudetto e adesso invece si parla a malapena di quarto posto dato che il Napoli è distante ben 11 punti in classifica. Chiaramente ci si attiene alla stretta attualità perché a gennaio potrebbe cambiare tutto. Quattro sconfitte nelle prime otto giornate di campionato, senza considerare quella con il Bayern Monaco in Champions League (più che preventivabile). Inzaghi è stato messo (giustamente) sulla graticola, si è parlato di esonero, ultima spiaggia e squadra in rivolta. Poi arriva il confronto all’interno dello spogliatoio e la vittoria con il Barcellona in Champions League: improvvisamente tutto cambia perché l’Inter ritrova compattezza, fame e gioco. Oltre ad una impronosticabile qualificazione agli ottavi di Champions. Inzaghi può respirare.
Inzaghi perennemente sulla graticola: due pesi e due misure nella narrazione mediatica
Peccato che poi basti mezzo intralcio per rimettere tutto in discussione, come se essersela giocata alla pari con il Barcellona ben più attrezzato e ricco dell’Inter fosse poco. Nel frattempo squadre italiane più quotate, per via di un girone più abbordabile, prendevano schiaffi europei ben assestati con una clamorosa retrocessione in Europa League. E se le assenze sono una scusante per alcuni, lo devono essere anche per Inzaghi che comunque per molto tempo ha fatto a meno di Romelu Lukaku e Marcelo Brozovic, ridisegnando il centrocampo. C’è chi può permettersi uno, due o anche tre errori e chi invece nemmeno mezzo. Questo dicono i fatti e Inzaghi ormai ci è abituato.