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Inter, tra Sensi e Barella spunta… Vecino! Come gestire il centrocampo?

Sensi e Barella, amici e compagni di Nazionale, sono destinati a prendersi la mediana dell’Inter al fianco di Brozovic. Ma per il momento, Conte ha optato per la fiducia nei confronti di Vecino: cerchiamo di capire le motivazioni di questa scelta.

TESTA A TESTA – Il ballottaggio fra Stefano Sensi e Nicolò Barella sta popolando il panorama mediatico più o meno da quando entrambi sono sbarcati all’Inter. Si tratta di due calciatori estremamente diversi per caratteristiche e attitudini. Uno si è preso l’Inter a suon di veroniche e serpentine, l’altro ha tutte le carte in regola per riempire a dovere la casella libera lasciata da Radja Nainggolan. Ma nel mezzo di un’alternanza che, per la gioia di Roberto Mancini, vede due centrocampisti italiani darsi battaglia per una maglia da titolare, spunta un barlume di Sud America. È Matias Vecino, l’uomo dai gol pesanti e dalle spalle leggere, a cui Antonio Conte ha scelto di affidarsi per archiviare le pratiche Lecce e Cagliari.

BANALITÀ – L’ex Fiorentina ed Empoli non ha esattamente brillato nelle prime due uscite stagionali, dove è stato preferito a Barella. Perfino contro i salentini, in cui il pallino del gioco è rimasto perennemente nelle mani dei ragazzi di Conte, Vecino ha fatto fatica ad emergere con le sue ben note qualità di mezzofondista e incursore. Sarà che inizia ad avere nostalgia dei match da dentro o fuori e delle gare da ultima spiaggia? Dopo essersi cucito quest’etichetta sulle spalle, quasi non si sente più a suo agio senza avvertire l’odore del sangue. Ma il punto, probabilmente, è un altro: Vecino non ha caratteristiche personali che gli permettano effettivamente di primeggiare nell’uno o nell’altro fondamentale. Eccezion fatta per le doti atletiche e per il fiuto per la posizione corretta in area avversaria, il centrocampista uruguagio ha sempre fatto quello che gli veniva chiesto. Nulla di più, nulla di meno. I suoi allenatori lo sfruttano per valorizzare al meglio il contesto globale, trovando terreno fertile in un calciatore che esegue i comandi al volo quasi senza fiatare.

CAUTELA – In quest’ottica, dunque, vanno a inserirsi le peculiarità, o banalità per i suoi detrattori, di Vecino all’interno del sistema di gioco dell’Inter. Considerando la non (ancora) eccellente forma fisica di Barella, verrebbe da pensare che la scelta di puntare su Vecino sia dettata da esigenze tattiche immediate. Praticamente tutti gli allenatori di Serie A hanno fatto fatica a lanciare i nuovi, proprio per un discorso di adattamento tattico, oltre che di condizione. In questo senso, un centrocampo corto e tecnico, come quello ipoteticamente composto da Sensi-Brozovic-Barella, avrebbe potuto soffrire, da un lato, l’elettricità del Cagliari di Nainggolan e Marko Rog, dall’altro, la verve di Filippo Falco e dei trequartisti del Lecce nei mezzi spazi alle loro spalle. Ma vedere Barella e Sensi supportare i fianchi di Brozovic non è assolutamente utopia, soprattutto nel momento in cui Conte deciderà di perseguire la strada del fraseggio che l’Inter aveva già rincorso, balbettando, con Luciano Spalletti in panchina.

GLADIATORE – Va da sé, tuttavia, che l’imposizione del proprio gioco passi attraverso un’accurata contestualizzazione dell’avversario e delle situazioni. Contro squadre di calibro tecnico nettamente superiore, Conte potrebbe aver bisogno ancora dell’atletismo di Vecino e della sua banalità, piuttosto che prestare il fianco all’avversario cercando di imporre il palleggio ‘strafottente’ dei due nuovi arrivati. Attenzione, però, perché Nicolò Barella è uno di quegli effervescenti calciatori che attendono la fase di transizione per esprimere al meglio il loro potenziale. L’ex rossoblù è stato infatti il calciatore italiano col maggior numero di palloni recuperati lo scorso anno: ben duecentocinquantatré (dati Opta).

CRESCERE – Un numero che dice parecchio sulle qualità di questo ragazzo, ma anche i suoi margini di miglioramento sono visibili a occhio nudo. Barella, infatti, ha incrementato il proprio apporto alla manovra offensiva man mano che la sua carta d’identità ingialliva. Sei le reti al suo secondo anno di Serie A dopo il ritorno a Cagliari dal prestito a Como, soltanto una la scorsa stagione, ma in compenso una diminuzione confortante del numero di cartellini gialli (da tredici a otto) e rossi (da due a uno). Si tratta di un ragazzo dal talento interessante ma ancora tutto da plasmare, nonostante alcune delle sue doti chiave siano già ben visibili e forgiate. Sotto la guida sapiente di Conte, Barella potrebbe scoprire un feeling con la porta avversaria che fra i grandi non ha mai avuto. La crescita di Barella, tuttavia, sarà direttamente proporzionale alla capacità del sistema di esaltarne le caratteristiche. Un centrocampo leggerino in fase d’interdizione, col solo Nicolò in possesso di preponderanti caratteristiche da gladiatore, potrebbe finire per deprimerlo in fase di non possesso, e al tempo stesso esaltarlo in fase di palleggio.

CHI LA SPUNTA? – Per concludere, è opportuno tornare al quesito di partenza: Sensi e Barella devono per forza escludersi reciprocamente? La risposta è: al momento sembrerebbe di sì. Non fosse altro che per una serie di circostanze propriamente calcolate da Conte, per permettere al bozzolo di schiudersi al momento giusto. Nel frattempo Nicolò affila gli armamenti per spuntarla nel ballottaggio su Vecino. L’Inter dei piccoletti è quasi pronta a prendersi la ribalta.

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