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Inter senza Lukaku, Hakimi e Conte. Gruppo da valutare sotto tre aspetti

L’Inter ha perso molto in questa estate tra l’addio di Conte e le cessioni eccellenti di Hakimi e Lukaku (vedi articolo). Il nuovo gruppo guidato da Inzaghi parte per la prossima stagione con l’obiettivo di difendere lo scudetto dagli assalti delle squadre rivali. Tre aspetti possono complicare il cammino dei nerazzurri, ma possono anche essere la molla per riuscire a riconfermarsi.

PERDITE PESANTI – Dopo la vittoria dello scudetto, l’Inter ha vissuto un’estate che in pochi si sarebbero aspettati. C’era il sentore di qualche cambiamento e di qualche cessione eccellente, ma ciò che è successo negli ultimi mesi ha lasciato scombussolati anche i tifosi più preparati. Prima l’addio di Antonio Conte (e quelli non meno importanti di Antonio Pintus e Gabriele Oriali), poi il mercato in uscita che ha portato lontano da Milano Achraf Hakimi e Romelu Lukaku. Il nuovo gruppo nerazzurro, non ancora completo perché mancano le ultime operazioni in entrata, dovrà essere bravo a compattarsi come fatto nella scorsa stagione e a supplire alle mancanze che cessioni di quella portata creano inevitabilmente. Tre gli aspetti da valutare in vista della prossima stagione.

La forza del gruppo, non del singolo

CAST CORALE – Il primo aspetto è senza dubbio la capacità che avrà il gruppo di continuare il percorso intrapreso anche senza tre grandi protagonisti. Innanzitutto Conte, un accentratore, un allenatore che è riuscito a tirare fuori dai giocatori dell’Inter il 100%, anche qualità che non sapevano di avere, costruendo uno spogliatoio compatto e un’autentica macchina da guerra in campo. Perderlo può significare fare qualche passo indietro da questo punto di vista. Simone Inzaghi ha tutte le carte in regola per continuare il lavoro del tecnico salentino, ma sarà il campo a parlare. Campo che non vedrà più né Hakimi né Lukaku in maglia nerazzurra. Due giocatori che erano diventati uno schema. “Palla a Lukaku” e la difesa poteva rifiatare qualche secondo, mettendo la sfera di cuoio in banca. Stessa cosa per Hakimi sulla destra. Più che un esterno, il marocchino era ormai il grimaldello per scardinare le difese avversarie. La doppia perdita non può che sollevare dubbi sulla competitività dei nerazzurri, con Denzel Dumfries ed Edin Dzeko che sono ottimi innesti ma per il momento lontani dai due che non devono far rimpiangere. Può però anche innescarsi l’effetto opposto. Non avendo più il parafulmine in panchina e le due stelle attorno alle quali ruotavano tutti i palloni in campo, i giocatori saranno più responsabilizzati e dovranno mettere sul terreno di gioco quel qualcosa in più, proprio per sopperire a tali assenze. Potrebbe essere lo step mentale ulteriore che mancava all’Inter, confermando che il gruppo prevale sempre sull’individualità.

Vincere aiuta a vincere

VOGLIA DI RICONFERMA – L’Inter veniva da un decennio senza successi. Scarsi risultati, stagioni complicate con molti cambi in panchina, passaggi societari. I tifosi nerazzurri hanno passato un periodo che li ha sicuramente temprati, con piccole soddisfazioni come le qualificazioni alla Champions League ottenute all’ultima giornata. Poco per ritenersi pienamente soddisfatti. La scorsa stagione, culminata con uno scudetto dominato, ha restituito il giusto entusiasmo a una piazza che lo inseguiva e lo meritava da anni, essendo sempre rimasta al fianco della squadra anche nei momenti più bui. Vincere però porta a un cambiamento radicale. L’anno successivo non parti più da outsider, non sei più la possibile sorpresa che sovverte tutte le aspettative e supera il campione in carica sulla linea del traguardo tra lo stupore generale. Ora sei tu il favorito. È l’Inter la squadra da battere. Riconfermarsi è la cosa più difficile nel mondo dello sport, ma questo può anche essere di sprone al gruppo. Aver vinto e partire con i favori del pronostico potrebbe far scattare la scintilla e la consapevolezza di essere i più forti. Di essere ancora affamati, dopo aver scoperto quanto è saporita la vittoria. Sono gli altri a doverci detronizzare, non noi a dover abdicare.

Il ruggito di San Siro

SOSTEGNO DEI FAN – L’ultimo aspetto non riguarda le scelte della società, dei giocatori o il mercato. Dalla prossima stagione, il pubblico tornerà a riempire gli stadi, dopo più di un anno di assenza a causa del Covid-19. Lo scudetto dell’Inter è stato vinto con le tribune deserte, con San Siro sempre desolatamente vuoto. Per alcuni giocatori, quelli che si nutrono del tifo e si caricano con gli spalti gremiti, è stata una grande perdita. C’è chi vive per quelle sensazioni, quell’adrenalina che solo una curva che esplode a un tuo gol sa darti. Per gli altri, quelli che hanno sempre sofferto uno stadio come il “Giuseppe Meazza“, può essere stata una svolta per sbloccarsi e rendere anche con una maglia pesante come quella dell’Inter. Bisogna ora valutare quali corde andrà a toccare il ritorno dei tifosi sugli spalti. San Siro sa dare e sa togliere, ora deve tornare a far tremare solo gli avversari e a spingere i giocatori con lo scudetto sul petto. Scudetto che va difeso da chi lo ha meritato sul campo e da chi è rimasto. Il resto è ormai passato, si riparte tutti da zero e ci sono chilometri e chilometri ancora da macinare prima di raggiungere il traguardo. L’Inter ha un obiettivo e quello non è mai cambiato, neanche dopo un’estate in cui tutto è stato stravolto: dimostrare di essere ancora la più forte sul campo.

 

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