Inter, sbagliato parlare solo di cessioni: serve programmazione
In casa Inter si parla solo di cessioni e di come gli introiti potranno sistemare il bilancio. Tuttavia l’obiettivo non dev’essere vendere e basta, ma programmare il futuro prossimo del club.
APOCALISSE VICINA – Affidandosi alle notizie provenienti dalle fonti più note, l’Inter sembra vicina alla smobilitazione totale. Non è ancora passato un mese dalla vittoria del diciannovesimo Scudetto, eppure lo scenario più probabile sembra quello di una catastrofe. Il motivo di tutto ciò? L’addio di Antonio Conte e le prime voci di mercato su Achraf Hakimi. Nonostante l’unica cessione ufficiale – al momento – sia quella di Daniele Padelli (vedi annuncio), molti tifosi danno già mezza formazione titolare in partenza. Urge un po’ di serenità nell’ambiente.
CESSIONI PROGRAMMATE – L’Inter non dovrà ridimensionarsi, passando da Campione d’Italia a squadra in lotta per il quarto posto. Non è l’obiettivo di nessuno, nella dirigenza e nella proprietà, ed è una cosa esclusa anche dall’accordo col nuovo partner Oaktree (vedi articolo). Questo tuttavia non significa che non verranno ascoltate eventuali offerte in arrivo. Al giorno d’oggi, infatti, nessun club può permettersi di declinare un’eventuale offerta di 90 milioni. L’Inter quindi si limiterà ad ascoltare le proposte che riceverà, perché in caso di offerte monstre non esistono cedibili.
PROGRAMMAZIONE – La cosa più importante è poi programmare il futuro prossimo, a prescindere da eventuali cessioni. L’Inter dovrà rifare mezza squadra? Sì, quella composta dalle seconde linee, molte delle quali in scadenza di contratto. La società nerazzurra punterà quindi a ricostruire il backup di difesa e attacco, lasciando uscire contratti pesanti (Danilo D’Ambrosio, Aleksandar Kolarov e Alexis Sanchez su tutti) e sostituendoli con profili più futuribili. Mantenere un adeguato livello di competitività è possibile, e non sarà necessario smantellare.
Inter, la prima cosa da ridimensionare è la parola ‘ridimensionamento’